Meltdown e Spectre stanno scuotendo con forza, in queste ore, il mondo dell’informatica. Trattasi delle ben note gravissime vulnerabilità che toccano i processori Intel, ARM e AMD. Intel è sicuramente l’azienda che più di tutte è stata esposta a questa problematica e sta facendo di tutto per minimizzare il problema. Difficile capire esattamente la portata della problematica, soprattutto in ottica futura, ma per il colosso dei processori arriva una nuova notizia che getta una nuova ombra su quanto accaduto in questi giorni.
Bryan Krzanich, CEO di Intel, ha venduto azioni della società per un valore di oltre 39 milioni di dollari, la quantità massima di azioni che gli è permesso di vendere, poco dopo aver saputo dagli esperti di sicurezza della vulnerabilità dei processori di Intel, ma prima che la notizia diventasse di dominio pubblico. Un rappresentate di Intel, comunque, ha fatto sapere che i due fatti non sarebbero collegati e che la vendita delle azioni fa parte del piano 10b5-1 che è uno strumento che permette a molti dirigenti aziendali di poter vendere un numero predeterminato di azioni dell’azienda in un tempo ben preciso, evitando di essere accusati di insider trading. In questo specifico caso, Bryan Krzanich ha scelto questa finestra temporale appena un mese prima della vendita effettiva delle azioni, optando per un periodo compreso tra la scoperta della vulnerabilità e tra la diffusione pubblica della notizia. La scelta del “trading plan” è avvenuta il 30 ottobre, mentre la vendita delle azioni il 29 novembre.
Questa curiosa scelta non è ovviamente la prova di alcun illecito e Bryan Krzanich non è in alcun modo sotto accusa da parte di alcun organo di vigilanza. Tuttavia, la scelta di vendere le azioni proprio in questo periodo ed il loro alto valore complessivo, potrebbe, comunque, attirare l’attenzione della SEC, cioè la Consob americana.