Google Clips non è una fotocamera come tutte le altre: non ha display né possibilità di impostare i parametri di scatto. Tutto viene infatti gestito da un avanzato sistema di intelligenza artificiale, che analizza la scena inquadrata per capire quali immagini acquisire e quali invece tralasciare. Per istruire gli algoritmi il gruppo di Mountain View si è rivolto alle competenze di professionisti: un regista di documentari, un fotogiornalista e un fotografo.
Sostanzialmente, bigG ha allenato l’IA di Clips sottoponendole una serie di buoni e cattivi esempi, in modo tale che identificando pattern e ricorrenze il sistema fosse in grado di etichettare un’immagine come corretta oppure da scartare. Tra i parametri considerati ci sono la messa a fuoco, l’esposizione, la composizione e l’eventuale presenza di oggetti che ostruiscono la visuale (si pensi ad esempio a quando la fotocamera è tenuta in tasca). Di seguito un’animazione che mostra alcuni momenti di vita quotidiana considerati da Clips come validi e dunque salvati in modo automatico.
L’autore del post sostiene che affidare la selezione delle immagini “migliori” all’intelligenza artificiale può semplificare l’operazione per l’utente, ma che il fattore umano non può e non dev’essere completamente rimpiazzato. Insomma, il machine learning è in grado di aiutare, può far risparmiare tempo, ma fortunatamente mai arriverà a sostituire l’occhio del fotografo o la sua abilità nel conferire un tocco personale al risultato finale: dopotutto, una bella foto non è per forza di cose una buona foto.
Nel contesto della soggettività e della personalizzazione, la perfezione semplicemente non è raggiungibile e non dovrebbe nemmeno costituire un obiettivo. A differenza di quanto avviene con lo sviluppo di software tradizionali, i sistemi di machine learning non saranno mai “bug free” poiché la previsione è una scienza confusa per sua stessa natura.
Oltre a costituire un interessante approfondimento sulla tecnologia integrata in Clips, l’intervento odierno di Google sembra rafforzare le ipotesi formulate nei giorni scorsi, secondo le quali l’arrivo sul mercato del dispositivo sarebbe ormai imminente. Sarà inizialmente in vendita negli Stati Uniti al prezzo di 249 dollari, per poi giungere anche in Europa con tempistiche non ancora annunciate.