534 milioni di dollari scomparsi in un click: si tratta del maggior furto di criptovalute mai accaduto e di fatto, nel momento in cui il comparto ha raggiunto un momento del tutto delicato della propria ascesa, il passo dalla cronaca alle riflessioni è d’obbligo.
Il furto è avvenuto in Giappone presso i server Coincheck: un attacco (la cui origine non ha al momento alcun responsabile) ha infatti sottratto decine di milioni di NEM a circa 260 mila utenti, obbligando l’exchange a bloccare ogni transazione che non fosse in Bitcoin. Da Coincheck sono giunte immediate rassicurazioni ai clienti, garantendo pieno risarcimento per quanto accaduto, ma al momento non è dato sapere come e quando si potrà provvedere alla restituzione del denaro scomparso. L’attacco ai server di un exchange va considerato alla stregua della violazione di un caveau ed è questo il motivo per cui molti utenti, pur senza poter avere migliori garanzie, conservano le proprie criptovalute “sotto il materasso” di sistemi casalinghi quali hard disk e chiavette ad hoc.
Non è il primo caso di questo tipo e non sarà l’ultimo: il settore delle criptovalute, ad oggi in rapida maturazione, ancora necessita delle necessarie contromisure per poter garantire la sicurezza di un asset che intende diventare uno strumento di investimento al pari dell’oro e alla continua ricerca di un nuovo “gold standard” digitale. Immediatamente le autorità giapponesi hanno annunciato indagini sull’accaduto ed hanno richiesto una maggior regolamentazione del settore, alzando così un nuovo polverone dopo che già Cina e Corea hanno lasciato intendere che il futuro delle criptovalute debba giocoforza passare per nuovi riesami e nuove normative.
Altrettanto immediate sono giunte le scuse Coincheck agli utenti, ai quali sono stati forniti con rapidità i primi dettagli sull’accaduto e la fondamentale garanzia di un rimborso attingendo alle risorse proprie della piattaforma. Nelle stesse ore l’attacco alle criptovalute arrivava da Davos dove il magnate Soros ha ribadito la propria tesi relativi alla mera bolla speculativa, ma al tempo stesso ha promosso le monete virtuali come una realtà destinata a rimanere, con la quale confrontarsi e dalla quale partire per maturare una approfondita riflessione sul futuro delle valute tradizionali.