Donald Trump approfitta del discorso sullo Stato dell’Unione, la relazione annuale dinnanzi al Congresso a sezioni unite, per ringraziare pubblicamente Apple. Una scelta abbastanza insolita per un Presidente degli Stati Uniti, considerato come di rado vengano citate specifiche aziende durante l’importante appuntamento a stelle e strisce, tuttavia giustificato dai grandi investimenti che Cupertino ha promesso di realizzare per l’economia statunitense.
Così come già noto, qualche settimana fa Apple ha promesso di investire ben 350 miliardi di dollari nell’economia statunitense, con un piano di 5 anni che possa portare alla creazione di 20.000 nuovi posti di lavoro, la sovvenzione di aziende di terze parti innovative sul fronte della tecnologia, borse di studio per gli studenti, impianti, strutture di produzione e molto altro ancora. Il tutto approfittando della nuova normativa fiscale, voluta proprio dall’amministrazione Trump, per garantire un rientro dei capitali esteri delle multinazionali con una tassazione agevolata.
Il Presidente, nel corso del suo discorso al Congresso, si è voluto esplicitamente riferire alle promesse di Apple, ringraziando l’azienda ed esprimendo un certo patriottismo:
Da quando abbiamo approvato la riduzione delle tasse, all’incirca 3 milioni di lavoratori ne hanno approfittato. Apple ha da poco annunciato il suo piano per investire 350 miliardi in America, assumendo altri 20.000 lavoratori. Questo è il nostro momento americano. Non c’è mai stato un tempo migliore per vivere il Sogno Americano.
Fra l’amministrazione a stelle e strisce e la società di Cupertino, di conseguenza, sembra essere tornato il sereno. Diverse volte, infatti, Trump e il gruppo californiano si sono trovati contrapposti: a partire dalla campagna elettorale del 2016, quando il magnate ha accusato la mela morsicata di intralciare le operazioni dell’FBI sullo sblocco dell’ormai famoso iPhone di San Bernardino, nonché a elezione avvenuta con l’opposizione di Apple alle dure leggi contro l’immigrazione, in particolare per l’iniziale volontà di eliminare il DACA approvato dalla precedente amministrazione Obama.