Il caso delle bollette a 28 giorni si fa “incandescente”. Nella mattinata il Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza ha effettuato dei controlli all’interno degli uffici delle principali società di telefonia oltre che nella sede di Assotelecomunicazioni, l’associazione di Confindustria che rappresenta tutte le società del settore della telefonia fissa e mobile.
Le ispezioni sarebbero state richieste dall’Antitrust a seguito di diversi esposti delle associazioni dei consumatori. Quello che l’Antitrust vuole appurare è se le società avessero stretto accordi tra di loro sul ritorno al sistema di fatturazione mensile e sugli aumenti tariffari che sono stati contestualmente annunciati. L’annuncio praticamente contemporaneo di TIM e di Vodafone del ritorno alla fatturazione mensile e del rincaro dell’8,6% delle tariffe avevano insospettito il Codacons che ha ipotizzato la formazione di un cartello tra gli operatori a danno degli utenti per diminuire la concorrenza. Da questo sospetto è scattata poi la segnalazione all’Antitrust.
L’azione odierna della Guardia di Finanza fa capire bene che il dubbio è venuto anche all’Antitrust stesso che ha deciso di vederci chiaro. Sicuramente, a seguito di questa operazione sarà avviata anche un’istruttoria che dovrà fare luce su questa accusa.
L’ispezione non ha riguardato solamente gli uffici di TIM e di Vodafone ma anche quelli di Fastweb e di Wind Tre. Il ritorno al vecchio sistema di fatturazione su base mensile sembra, quindi, molto più complesso del previsto. Come oramai noto alle cronache, per lungo tempo c’è stato un braccio di ferro tra gli operatori e l’AGCOM su come gestire la fatturazione delle bollette della telefonia.
Gli operatori avevano introdotto un sistema tariffario basato sui rinnovi ogni 28 giorni che, di fatto, comportava per i clienti il pagamento di 13 canoni annui al posto dei 12 precedenti. Un sistema che altro non era che un modo per nascondere aumenti tariffari. AGCOM aveva poi deliberato il divieto di questa forma di fatturazione ma alcuni operatori avevano continuato a marciare dritto, tanto che l’Autorità ha comminato una multa pesantissima alle società di telecomunicazioni che non si erano ancora adeguate alla delibera.
A forzare il ritorno al sistema di fatturazione su base mensile il Governo attraverso una legge ad hoc approvata alla fine del 2017. Gli operatori, però, hanno trovato comunque un modo per non perdere i guadagni derivanti dal tredicesimo canone e cioè spalmando il costo annuale su 12 mensilità portando ad un rincaro mensile del canone dell’8,6%.
Una mossa contraria allo spirito della delibera dell’AGCOM ed alla legge che ha fatto scattare le denunce da parte delle associazioni dei consumatori che hanno portato all’azione di verifica odierna.
Appare abbastanza evidente che alcuni operatori stiano cercano di limitare i danni economici derivanti dalle imposizioni del ritorno al sistema di fatturazione su base mensile ma l’Antitrust vuole capire se dietro non ci sia un qualche accordo per gestire questa piccola rivoluzione senza “pestarsi i piedi”.
La vicenda, dunque, è in continua evoluzione e sicuramente nelle prossime settimane arriveranno nuovi dettagli. Si ricorda, infine, che il Tar del Lazio ha bocciato il ricorso degli operatori sulla validità dell’utilizzo del sistema di fatturazione ogni 28 giorni ma ha bloccato i rimborsi ai clienti che AGCOM aveva previsto.