Le prassi che stanno adottando gli operatori per tornare al sistema di fatturazione su base mensile stanno convincendo molto poco gli organi di vigilanza. Dopo la notizia delle ispezioni negli uffici degli operatori da parte della Guardia di Finanzia per valutare la possibilità di eventuali accordi “nascosti” per gestire il ritorno al nuovo sistema di fatturazione con contestuale aumento tariffario, ecco arrivare la mossa dell’AGCOM che ha deciso di diffidare TIM, Wind Tre, Vodafone, Fastweb e Sky per non aver rispettato le prescrizioni in materia di chiarezza, trasparenza e completezza delle informative rese agli utenti.
Nello specifico, AGCOM ha puntato il dito sull’indicazione del prezzo di rinnovo delle offerte a fronte di modifiche contrattuali nella fase di ritorno alla cadenza mensile della fatturazione dei servizi di comunicazione elettronica. Per l’Autorità, infatti, gli operatori dovevano chiarire che eventuali modifiche dei costi sono conseguenza esclusivamente di loro scelte e non del ripristino della fatturazione su base mensile. Inoltre, AGCOM avrebbe ravvisato anche il mancato rispetto degli obblighi in materia di esercizio del diritto di recesso.
Per l’Autorità, infatti, il diritto di recesso o di migrazione ad un altro operatore devono essere sempre garantiti, anche in caso di contratti con offerte promozionali, senza penali o costi di disattivazione. Inoltre, il recesso comporta la fine degli obblighi del pagamento degli eventuali canoni per l’affitto del modem o del decoder forniti con l’abbonamento. Infine, per garantire il diritto di recesso, devono poter essere impiegate tutte le medesime forme utilizzabili al momento dell’attivazione o dell’adesione al contratto.
Linea dura da parte di AGCOM contro gli operatori. Una scelta apprezzata anche da una parte del mondo politico che non aveva gradito il comportamento delle società che avevano trovato un nuovo modo per giustificare nuovi aumenti in bolletta. Si ricorda, infatti, che con il ritorno al sistema di fatturazione su base mensile, i canoni sono tornati ad essere 12 al mese e non più 13. Tuttavia, gli operatori, per compensare i mancati guadagni, avevano deciso di spalmare i costi annuali su 12 mensilità, portando ad un aumento dell’8,6% del canone mensile.