La California potrebbe presto approvare una legge per la tutela del cosiddetto diritto di riparazione: la possibilità di accedere autonomamente alle componenti interne di un dispositivo o, ancora, di affidarsi a tecnici di propria scelta. E molti altri stati USA potrebbero fare altrettanto: si parla di almeno 17 amministrazioni, pronte a riconsegnare all’utente la possibilità di far ciò che meglio desidera dei prodotti che ha acquistato. Una normativa che sembra puntare il dito direttamente contro Apple, così come riportano i media a stelle e strisce, nonché capace di coinvolgere gli altri big dell’informatica. Cosa accadrà?
Secondo la proposta di legge, presentata nella giornata di ieri e annunciata da Susan Talamantes Eggman, le società potrebbero essere costrette a garantire la possibilità di riparazione agli utenti, fornendo addirittura documentazione puntuale delle componenti interne dei dispositivi ed eventuale accesso agli strumenti per concludere l’operazione. L’acquirente, infatti, deve essere in grado di sistemare da sé il proprio device o, ancora, di affidarsi a un tecnico di terze parti di sua fiducia, senza passare dal servizio d’assistenza fornito dai produttori. Così ha spiegato Eggman:
Il Right to Repair Act offrirà agli utenti la libertà di poter sistemare i loro dispositivi elettronici e gli elettrodomestici tramite un negozio o un servizio di riparazioni di loro scelta, una pratica data per assodata soltanto una generazione fa, oggi diventata sempre più una rarità in un universo di obsolescenza programmata.
Forse perché l’iniziativa è nata in California, ma anche e soprattutto per la filosofia tipica di Apple sulle riparazioni, il gruppo di Cupertino è finito al centro delle discussioni che la proposta di legge ha sollevato. La mela morsicata, infatti, è da sempre contraria all’intervento diretto degli utenti sui suoi dispositivi, tanto che da anni ricorre a metodi d’assemblaggio che ne rendono sempre più difficile l’accesso domestico. In passato, ad esempio, aveva destato stupore la decisione di utilizzare viti proprietarie.
Non è dato sapere come Apple possa reagire a una simile iniziativa, anche se esiste un precedente. Una normativa analoga è stata proposta lo scorso anno in Nebraska e, in quel frangente, il gruppo di Cupertino ha lasciato intendere di non volersi opporre alla legge, purché escluda gli smartphone. Probabilmente, considerato come questi dispositivi siano oggi resistenti all’acqua, l’intervento da parte degli stessi utenti potrebbe risultare irrimediabilmente distruttivo.