Broadcom ha deciso di abbandonare formalmente la scalata a Qualcomm dopo l’intervento del presidente americano Donald Trump che ha bloccato sul nascere ogni possibile tentativo ulteriore di accordo, citando rischi per la sicurezza nazionale. Secondo Bloomberg che ha riportato l’indiscrezione, l’annuncio ufficiale di Broadcom che porterebbe al termine la battaglia sul controllo del produttore di processori per smartphone durata alcuni mesi, dovrebbe arrivare entro la giornata di oggi.
Questa decisione mette la parola fine al progetto del CEO di Broadcom, Hock Tan, di costruire un piccolo impero nel settore dei microprocessori che sarebbe stato la ciliegina sulla torta di un percorso che ha visto l’azienda negli ultimi anni ridisegnare l’industria dei semiconduttori. Nel mese di novembre, Broadcom lanciò la sua prima offerta d’acquisto a Qualcomm che fu prontamente respinta in quanto ritenuta inferiore al reale valore della società. Da quel “rifiuto” partì un’aggressiva campagna da parte di Broadcom nel tentativo di conquistare a tutti i costi il produttore americano di processori per smartphone.
Una delle vie che Broadcom stava studiando era quella di inserire all’interno del consiglio di amministrazione di Qualcomm una serie di suoi uomini per spingere verso la fusione direttamente dall’interno. Strada, però, bloccata dal CFIUS, cioè il Comitato sugli investimenti esteri degli Stati Uniti, che aveva deciso di avviare un’indagine su questa operazione chiedendo a Qualcomm di posticipare di un mese la riunione degli azionisti prevista originariamente per il 6 marzo.
Indagine che avrebbe evidenziato effettivi rischi per la sicurezza nazionale visto che il Dipartimento della Difesa utilizza prodotti basati sull’hardware di Qualcomm.
Broadcom, si ricorda, è una società con base a Singapore che però, sta lavorando per portare la sua sede sul territorio americano, un dettaglio che faceva pensare che la società potesse in futuro riprovare la scalata a Qualcomm. Tuttavia, alla luce delle indiscrezioni di Bloomberg, sembra che la partita sia definitivamente chiusa.
Se la fusione avesse avuto successo, l’operazione sarebbe stata la più colossale di sempre nel settore tecnologico.