Anche l’Italia vuol vederci chiaro sul caso Cambridge Analytica. Le indagini, destinate ad estendersi a macchia d’olio a livello internazionale, nel nostro paese trovano spunto presso l’autorità garante per le comunicazioni, da cui ha avuto avvio il primo passo formale per l’apertura di un approfondimento sulla questione.
Spiega il comunicato firmato dall’AGCOM: «a seguito della recente diffusione di notizie relative all’attività svolta dalla società Cambridge Analytica, cui ha fatto seguito l’indagine dell’autorità indipendente britannica ICO – Information Commissioner’s Officer relativa ai rapporti tra partiti politici, “data companies” e piattaforme online per la profilazione degli utenti e la personalizzazione dei messaggi elettorali, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha inviato a Facebook una specifica richiesta di informazioni circa l’impiego di data analytics per finalità di comunicazione politica da parte di soggetti terzi».
Una questione formale, al momento, ma soprattutto un passo dovuto alla luce dell’eclatante caso esploso attorno al social network di Mark Zuckerberg. L’AGCOM sembra però voler immediatamente inquadrare l’indagine in una precisa direzione: in ossequio alle proprie mansioni, l’Authority intende capire in che misura il comportamento di Facebook possa aver influito sul clima elettorale. Se in precedenza l’AGCOM aveva già tenuto sotto osservazione il social network chiedendo cosa intendesse fare per favorire una informazione equilibrata e corretta sulle forze in campo, ora è il momento del “senno del poi” che scaturisce a seguito di quanto emerso in queste ore:
Con una precedente comunicazione, sono state già richieste informazioni circa l’acquisizione di dati relativi a servizi e strumenti messi a disposizione da Facebook, sia per gli utenti sia per i soggetti politici, durante la campagna elettorale italiana per le scorse elezioni politiche 2018. Questa seconda richiesta si inserisce pertanto in continuità con le iniziative intraprese.
“In continuità con le iniziative intraprese”, ossia: stavamo monitorando prima e continueremo a maggior ragione a farlo ora. Anche perché, se qualcosa fosse stato sottaciuto in precedenza, potrebbe rappresentare un dolo.