Telegram ha recentemente festeggiato un importante traguardo, ovvero i 200 milioni di utenti attivi al mese. Il servizio di messaggistica potrebbe però subire un duro colpo in seguito alla richiesta di blocco depositata presso la Corte Distrettuale di Mosca da Roskomnadzor, l’ente che controlla le comunicazioni nel paese. L’azienda fondata da Pavel Durov non ha rispettato una recente sentenza del giudice.
Lo scontro tra Telegram e il governo russo è iniziato lo scorso anno, quando la FSB (ex KGB) ha chiesto le chiavi crittografiche utilizzate per cifrare i messaggi scambiati tra gli utenti. Secondo i servizi segreti, Telegram viene usato dai terroristi per pianificare gli attacchi, quindi è necessario intercettare i messaggi in nome della sicurezza nazionale. In seguito al rifiuto della software house, la FSB ha portato Telegram in tribunale, ottenendo una sentenza di condanna per l’azienda di Pavel Durov.
Dato che la sentenza del giudice non è stata rispettata (la scadenza era il 4 aprile), Roskomnadzor ha citato Telegram per inadempienza e chiesto di bloccare l’accesso al servizio di messaggistica. Se il ban verrà approvato, Roskomnadzor inserirà gli indirizzi IP di Telegram nella blocklist nazionale che gli Internet Service Provider russi sono obbligati a rispettare in base ad una legge firmata da Putin a luglio 2016.
Il fondatore di Telegram ha sempre sostenuto che decifrare i messaggi non è possibile, dato che viene utilizzata la crittografia end-to-end, per cui le chiavi sono memorizzate sui dispositivi degli utenti. Durov ha inoltre affermato che l’accesso alle conversazioni equivale all’installazione di una backdoor.
Aggiornamento del 13 aprile
La Corte Distrettuale di Mosca ha approvato la richiesta di Roskomnadzor, ordinando il blocco immediato dell’accesso a Telegram. Questa è la risposta del CEO Pavel Durov:
[embed_twitter]https://twitter.com/durov/status/984759555052769280[/embed_twitter]