Tim Cook torna sull’argomento della protezione della privacy, a seguito dello scandalo che ha coinvolto Facebook con il caso Cambridge Analytica. Il CEO di Apple aveva già avuto modo, nel corso di una recente intervista, di esprimere la propria opinione in merito, sottolineando come per il gruppo di Cupertino una simile eventualità fosse decisamente impossibile, considerando come l’azienda non rivenda a terzi dati personali degli utenti. Ora torna sull’argomento, opponendosi agli ads di profilazione che tracciano il comportamento del consumatore.
L’occasione è un’intervista con Chris Hayes di MSNBC e Kara Swisher di Recode. Tim Cook ha voluto commentare il ricorso sempre più pressante a pubblicità online profilanti, tali da tracciare un vero e proprio identikit dell’utente, seguirne le abitudini online e proporre quindi annunci a tema. Il CEO ha definito, peraltro senza mezzi termini, queste tecniche di marketing e advertising come “raccapriccianti”:
Per me è raccapricciante quando guardo qualcosa e, all’improvviso, vengo inseguito per tutto il web. Non mi piace affatto.
Non a caso le ultime versioni di Safari, il browser targato mela morsicata, incorporano degli strumenti per escludere il tracciamento della propria navigazione, una scelta accolta con un certo dissenso dai fornitori di servizi pubblicitari online.
Tim Cook non è nuovo a dichiarazioni molto importanti in merito alla protezione della privacy degli utenti, basti pensare alla querelle contro l’FBI per lo sblocco dell’iPhone impiegato da un attentatore di San Bernardino: Apple si è rifiutata di fornire una backdoor e, da iOS 8 in poi, tutte le informazioni e le conversazioni degli utenti non sono accessibili nemmeno alla stessa azienda. In merito al caso Facebook, il CEO ha voluto ribadire come per Apple gli utenti non siano un mero prodotto:
La verità è che potremmo fare molti soldi se monetizzassimo i nostri clienti. Se i nostri clienti fossero il nostro prodotto. Abbiamo deciso di non farlo.