Continua la contrapposizione tra Apple e Facebook, a seguito del caso Cambridge Analytica. Dopo il botta e risposta a mezzo stampa tra Tim Cook e Mark Zuckerberg, relativo alle diverse strategie scelte dalle due aziende per la protezione della privacy degli utenti, la querelle ha rischiato di sbarcare davanti al Congresso degli Stati Uniti. Come emerso nella giornata di ieri, dalle note del CEO di Facebook riprese dai fotografi si è appreso dell’esistenza di un possibile contrattacco alla mela morsicata, sebbene poi Zuckerberg non ne abbia fatto menzione ai senatori. Data la distanza fra le due compagnie, Recode ha quindi voluto condurre un sondaggio: come sono viste Apple e Facebook dagli utenti, in termini di riservatezza e protezione della privacy?
La testata statunitense ha voluto chiedere, a un gruppo rappresentativo di consumatori statunitensi, quale sia l’azienda tecnologica che considerano meno affidabile sul fronte della protezione dei dati personali. La risposta non si è fatta attendere: per il 56% degli intervistati è Facebook l’azienda di cui ci si dovrebbe fidare meno, un podio in negativo evidentemente influenzato dal recente scandalo Cambridge Analytica. Google, arrivato al secondo posto, totalizza soltanto il 5%, seguono Uber e Twitter al 3%, quindi Apple, Snap e Amazon al 2%. In altre parole, gli ultimi tre classificati rappresentano anche le realtà considerate più affidabili dai consumatori a stelle e strisce.
Così come già accennato, il sondaggio rischia di essere pesantemente influenzato dalla vicenda mediatica in corso su Facebook e Cambridge Analytica. Allo stesso tempo, però, sottolinea come i tentativi di Zuckerberg di coinvolgere Apple, come rivelato ieri sulla stampa internazionale, potrebbero rivelarsi del tutto inefficaci.
Dai documenti immortalati durante l’incontro al Congresso, si è appreso come il CEO di Facebook ritenga anche Apple sia stata coinvolta in alcuni casi di abuso delle informazioni degli utenti tramite app terze, sebbene non se ne sia data notifica agli utenti. Questa ipotesi, tuttavia, non ha trovato conferma al momento fra gli esperti di sicurezza, i quali sottolineano come un caso simile a Cambridge Analytica, seppur non impossibile, potrebbe rappresentare un’eventualità abbastanza remota per i paletti sulla riservatezza che la mela morsicata impone ai propri partner.
Così come Tim Cook ha avuto modo di precise in più di un intervento, Apple non raccoglie né cede a terze parti informazioni personali o sensibili sugli utenti, poiché lontano dai propri interessi: il core business dell’azienda, infatti, rimane la vendita di hardware. Con le ultime versioni di iOS e macOS, inoltre, l’azienda stessa non ha accesso alle attività private degli utilizzatori, un fatto che già in passato ha generato polemiche con le autorità: si pensi alla contrapposizione tra Apple e FBI sullo sblocco di un iPhone appartenuto a uno degli attentatori di San Bernardino.