Dopo aver focalizzato l’attenzione sull’attività di Facebook e aver sottoposto Mark Zuckerberg a una fitta serie di domande, il Congresso USA sembra aver messo nel mirino Google. In particolare le partnership che legano il gruppo di Mountain View ad alcuni gruppi cinesi come Huawei e relative all’ecosistema Android.
Saranno oggetto di approfondimento anche le collaborazioni con Xiaomi e Tencent. A riferirlo è il Wall Street Journal, che pone l’accento sui potenziali rischi derivanti dalla condivisioni delle informazioni relative agli utenti con i produttori dei dispositivi. Va precisato che al momento non è stata annunciata in via ufficiale alcuna decisione. La tempistica lascia intendere che tutto sia stato innescato dalla decisione presa da bigG di non rinnovare il contratto che attualmente lega la società californiana al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per quanto riguarda Project Maven. Ecco quanto scrive il WSJ.
Alcuni membri del Congresso hanno intenzione di esprimere disappunto in merito alla protratta partnership di Google con Huawei, alla luce della sua più recente decisione di non rinnovare il contratto con il Dipartimento della Difesa.
Un portavoce di Google ha così commentato la voce di corridoio, sottolineando come Huawei sia solamente una delle tante aziende che collaborano con il gruppo all’interno dell’universo mobile e come la privacy degli utenti non sia mai stata messa a rischio.
Ci impegniamo per rispondere a queste domande. Così come parecchie aziende statunitensi, abbiamo accordi con dozzine di OEM in tutto il mondo, incluso Huawei. Non forniamo un accesso speciale ai dati degli utenti Google come parte di questi accordi, che includono protezioni per quanto riguarda la privacy e la sicurezza delle informazioni.
Nel mese di gennaio, Google e Huawei hanno sottoscritto un accordo finalizzato a rafforzare la propria partnership: il produttore si è impegnato a impostare l’applicazione Messaggi di bigG come software predefinito per la gestione della messaggistica, anziché proporre agli utenti alternative proprie, spingendo così verso una graduale sostituzione dei tradizionali SMS con la più moderna tecnologia RCS (Rich Communication Services).