L’Unione Europea ha compiuto il primo passo verso l’approvazione di una nuova legislazione sul diritto d’autore che i critici affermano che potenzialmente potrebbe “fare a pezzi” Internet. Oggi, la commissione giuridica del Parlamento Europeo (JURI) ha votato a favore della legislazione chiamata “Copyright Directive“. Sebbene la maggior parte della nuova legislazione aggiorni semplicemente il linguaggio tecnico per la legge sul copyright nell’era di Internet, sono presenti due disposizioni molto controverse.
Innanzitutto, il primo problema è l’articolo 11. Si tratterebbe di una sorta di “tassa sui link” (Link Tax) che costringerebbe le piattaforme online come Facebook e Google ad acquistare licenze da società di media per poter proporre agli utenti link ad articoli ed a notizie. Il secondo problema è legato, invece, all’articolo 13. Si tratterebbe, in questo caso, di uno speciale filtro sui contenuti caricati. In altre parole, questa disposizione prevederebbe che tutto ciò che è stato caricato online nell’UE venga controllato per verificare eventuali violazioni del Copyright. Un sistema che può essere visto similmente al Content ID di YouTube ma che dovrebbe analizzare l’intera Internet. I più critici verso queste norme affermano che questi articoli potrebbero essere stati proposti con buone intenzioni, come proteggere i titolari dei diritti d’autore, ma che sono stati formulati male e proprio per questo soggetti ad abusi ed interpretazioni errate.
Sia l’articolo 11 che l’articolo 13 sono stati approvati questa mattina dalla commissione JURI, ma non diventeranno legge ufficiale finché non saranno approvati dall’intero Parlamento Europeo in una votazione plenaria.
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Non esiste un calendario preciso per quando un tale voto potrebbe avere luogo, ma probabilmente accadrà tra il dicembre di quest’anno e la prima metà del 2019. Joe McNamee, direttore esecutivo dell’associazione per i diritti digitali EDRi, ha dichiarato a The Verge che sebbene l’esito della votazione sia stato estremamente deludente, ci sono segnali che il malcontento stia producendo effetti positivi. A seguito della votazione, infatti, si sarebbero sollevate un mare di proteste che potrebbero indurre i parlamentari a non votare a favore di questi articoli.
Tuttavia, non è solo un voto plenario del Parlamento Europeo che deciderà il destino della “Copyright Directive”. Attualmente, la legislazione dovrebbe anche essere discussa in quelli che sono noti come “trilogue negotiation” cioè discussioni a porte chiuse tra legislatori e stati membri dell’UE. Questi hanno lo scopo di accelerare il processo di adozione di nuove leggi, ma i critici dicono che trattasi di strumenti molto dubbi. Se questi negoziati interni andranno avanti ci sarebbe una maggiore possibilità che gli articoli 11 e 13 diventino legge.
Se la legislazione venissie approvata nella sua forma attuale, avrebbe un effetto devastante. L’articolo 13, ad esempio, richiederebbe la creazione di un filtro automatico per tutti i contenuti online caricati nell’UE che dovrebbero essere incrociati con un database di licenze di Copyright. Il sistema sarebbe costoso da creare, impossibile da aggiornare e facilmente utilizzato dai troll dei diritti d’autore. Inoltre, questo strumento potrebbe trasformare Internet in uno strumento per la sorveglianza ed il controllo degli utenti.
Che la “Copyright Directive” abbia superato il primo ostacolo legislativo senza emendamenti è ovviamente scoraggiante. Tuttavia ci sarebbero ancora ampi spazi per fare in modo che gli articoli non diventino legge.