TIM apre nuovamente alla fusione della sua rete d’accesso con Open Fiber. Amos Genish, amministratore delegato di TIM, punterebbe a far confluire le due realtà all’interno della joint venture Flash Fiber creata con Fastweb due anni fa. A riportare l’indiscrezione La Repubblica che mette in evidenza come il progetto di Amos Genish sia molto concreto. Quanto riportato dalla fonte confermerebbe che l’idea di fondere la rete d’accesso di TIM con Open Fiber lanciata da Amos Genish alcune settimane fa durante un’intervista con Reuters non era un semplice progetto di massima. Tuttavia, come evidenzia il quotidiano italiano, la fusione dovrebbe realizzarsi all’interno di Flash Fiber, la joint venture con Fastweb creata con l’obiettivo proprio di portare la fibra ottica dagli armadi di TIM sin dentro alle case delle persone.
Trattasi di un progetto molto interessante volto soprattutto a creare un player unico che possa affrontare meglio i forti investimenti per creare la rete in fibra ottica, considerando il lungo periodo di recupero dei costi degli investimenti multimiliardari necessari per portare l’Internet ultraveloce nelle case in Italia. Inoltre, per l’amministratore delegato di TIM ci sarebbe la necessità di dare segnali più concreti della volontà di realizzare in Italia un’unica società per il cablaggio in fibra ottica. Tuttavia, questo progetto presenta problemi non di poco conto. Innanzitutto sarà importante capire quale sia la posizione di Open Fiber in merito alle intenzioni di Amos Genish.
In secondo luogo vi è il problema del perimetro della rete da conferire. TIM potrebbe decidere di conferire tutta la rete o solo l’ultimo miglio. In questo secondo caso, però, TIM non potrebbe essere considerata una società di servizi avendo ancora in pancia parte della rete.
Altro problema la valutazione degli asset della rete a cui TIM da un valore ben diverso da quello stimato dagli analisti.
Ma alla fine, come evidenzia Angelo Marcello Cardani, presidente AGCOM, saranno TIM e Open Fiber a dover trovare l’intesa. Per Cardani, comunque, il progetto è molto difficile da giudicare. Il presidente AGCOM infatti afferma:
Se abbiamo fiducia nel mercato e decidiamo di accentrare l’intera proprietà della rete in fibra all’interno di una socieà neutrale, dobbiamo avere la convinzione di una gestione equilibrata di una infrastruttura di questa importanza. Se invece abbiamo dei dubbi su una società privata neutrale, potrebbe essere meglio una società controllata dallo Stato. Anche se poi però potremmo avere dei dubbi nella capacità dello Stato di gestire l’infrastruttura.