Piattaforme e servizi legati a una nuova forma di mobilità, come Uber e Lyft, nascono con l’intento dichiarato di risolvere alcune delle problematiche che fino ad oggi hanno afflitto l’ambito urbano, traffico in primis. E se invece l’effetto indesiderato conseguente all’introduzione del ride sharing fosse proprio un peggioramento delle condizioni attuali?
A sostenere questa tesi è uno studio condotto da Schaller Consulting e riportato sulle pagine del Washington Post. Stando ai ricercatori, questi nuovi servizi sarebbero diventati l’alternativa più appetibile non solo per chi desidera lasciare il proprio mezzo privato in garage o per chi addirittura preferisce liberarsene del tutto, ma anche per coloro che in passato si affidavano ai mezzi pubblici, alla bicicletta o più semplicemente si spostavano a piedi. In altre parole, anziché togliere dai centri delle città i veicoli, ne starebbero aumentando il numero. Ecco un estratto dal documento.
La crescita esplosiva di Uber e Lyft ha creato un nuovo problema legato al traffico nelle principali città statunitensi e le opzioni di ride sharing come UberPool e Lyft Line hanno esacerbato la questione tentando quelle persone che altrimenti si sarebbero affidate a al trasporto pubblico, agli spostamenti a piedi, in bici o che non si sarebbero mosse del tutto.
La teoria è supportata da numeri e statistiche: sono state osservate nove aree urbane per un periodo pari a sei anni, notando un aumento pari a 5,7 miliardi di miglia percorse dalle automobili. I diretti interessati negano ovviamente di aver responsabilità nel trend. Queste le parole di Campbell Matthews, portavoce di Lyft, affidate al Washington Post.
Non siamo affatto d’accordo con queste affermazioni riguardanti i viaggi condivisi. Dalla fondazione di Lyft abbiamo lavorato al fine di incrementare il numero di passeggeri a bordo delle vetture e di eliminare la necessità di acquistare un veicolo. Questo impegno ha portato risultati.