DeepMind, team legato a doppio filo al gruppo di Mountain View e ormai da diversi anni impegnato (tra le altre cose) nello sperimentare le potenzialità dell’intelligenza artificiale e del machine learning, annuncia di aver siglato una partnership con l’istituto londinese Moorfields Eye Hospital per sfruttare l’IA nell’individuazione preventiva delle patologie che interessano l’occhio.
Così come detto più volte parlando di iniziative simili, la finalità non è quella di sostituire l’esperienza o le competenze del personale medico, bensì affiancarle e supportarle con algoritmi in grado di analizzare le cartelle cliniche e l’esito di indagini specialistiche, accorciando inoltre i tempi con ovvi benefici anche sulla qualità e sulla sostenibilità economica dei servizi sanitari pubblici.
In questo caso specifico, i test condotti su oltre 50 pazienti affetti da altrettante patologie che interessano la vista, hanno fatto emergere un’accuratezza del sistema paragonabile a quella degli optometristi: due reti neurali hanno preso in esame le tomografie ottiche computerizzate individuando fattori di rischio come vasi sanguigni compromessi, depositi di fluidi e altre problematiche, suggerendo di conseguenza il trattamento più adatto per ogni singola situazione.
Quella messa in atto finora costituisce solamente la prima fase del progetto: ora l’intelligenza artificiale è chiamata a superare rigorosi test clinici, dopodiché potrà essere a tutti gli effetti integrata e impiegata in circa 30 strutture ospedaliere distribuite su tutto il territorio britannico e gestite dal National Health Service, per essere messa a disposizione di oltre 300.000 pazienti ogni anno. Stando a quanto dichiarato dal Moorfields Eye Hospital, circa 285 milioni di persone nel mondo soffrono di un qualche tipo di disturbo alla vista, spesso peggiorato da indagini cliniche condotte tardivamente o in modo poco accurato: è in contesti di questo tipo che l’IA può offrire un aiuto valido e concreto.