L’Italia entra ufficialmente nella Blockchain Partnership. Sino ad ora, come evidenziato dal Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio, l’Italia era rimasta fuori dal Gruppo di Paesi che lavorerà sulla Blockchain con l’obiettivo di scambiarsi esperienze e competenze in campo tecnico e normativo, soprattutto al fine di promuovere la fiducia degli utenti e la protezione dei dati personali, di aiutare a creare nuove opportunità di business e di stabilire nuove aree di leadership dell’UE a beneficio dei cittadini, dei servizi pubblici e delle aziende.
Alla Blockchain Partnership aveva aderito già Paesi come Austria, Belgio, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e la Norvegia. Non è chiaro il perché l’Italia fosse rimasta fuori da questo gruppo di lavoro visto che la Blockchain è una tecnologia in forte espansione che sta trovando utilizzi in sempre più ambiti. Per esempio, la Blockchain è utilizzata nella gestione dello scambio di energia, della logistica, nella tutela dei dati personali, sanitari e della proprietà intellettuale e nella gestione della sicurezza dei registri pubblici come catasto o anagrafe.
Il gruppo di lavoro dei Paesi sottoscrittori lavorerà per la creazione di un ambiente flessibile, che rispetti le leggi dell’Unione Europea e con chiari modelli amministrativi. Ad oggi la Commissione europea ha investito oltre 80 milioni di euro in progetti legati al Blockchain e circa 300 milioni di euro sono previsti per lo sviluppo della tecnologia entro il 2020. A febbraio di quest’anno la Commissione ha lanciato inoltre il “Blockchain Observatory and Forum”, che rappresenta uno degli archivi più completi sulla Blockchain a livello globale.