Alla fine Facebook Portal è arrivato, almeno negli Stati Uniti. La multinazionale guidata da Mark Zuckerberg ha ufficializzato il suo speaker con display, meno funzionale di quello che sembri. Si, perché con Portal, disponibile in due versioni, ci si può praticamente solo videochiamare gli amici di Messenger e poco altro.
Il suo contesto di utilizzo è infatti questo: una casa o un ufficio in cui ci sono una o più persone solite chattare spesso in testo o video con i contatti aggiunti al social network. Invece di farlo tramite smartphone o tablet, Portal permette di eseguire l’attività in maniera più ampia e appagante dal punto di vista visuale, date le dimensioni dell’oggetto. Il modello di base ha una diagonale da 10 pollici, più o meno quella di un iPad, con la differenza che Portal, svolgendo un’unica funzione, può starsene fermo sul tavolo, pronto all’uso.
La variante Plus gode invece di uno schermo da 15 pollici, che può essere usato sia in landscape che portrait, cioè in orizzontale o verticale. Il supporto è infatti pensato proprio per un utilizzo doppio. Entrambi si comandano con Alexa, il che vuol dire chiedere all’assistente vocale di Amazon di chiamare un contatto in rubrica, senza dover toccare nulla.
Tutto molto bello ma la privacy? Il più grande problema di Facebook qui potrebbe assumere contorni pure peggiori, vista una webcam puntata sempre su un ambiente “vivo”, sia domestico che professionale. Stando alla compagnia, Portal è stato sviluppato intorno al concetto di protezione dei dati. Ed è per questo che in qualsiasi momento si possono disabilitare completamente la videocamera e il microfono, coprire la webcam con una cover e impostare un codice di accesso da 4 a 12 cifre, per mantenere lo schermo bloccato.
I pre-ordini sono già attivi e, al momento, disponibili solo con spedizione negli Stati Uniti. Portal costa 199 dollari mentre Portal+ 349 dollari. Decisamente meno di altri speaker connessi in giro sul mercato anche se da un lungimirante progetto di Facebook ci si aspettava qualcosa in più, ad esempio il supporto nativo (cioè senza passare dal cellulare) a Spotify e Netflix. Che per adesso non c’è.