Il progetto Dragonfly – il nome in codice del motore di ricerca censurato sviluppato da Google per la Cina – esiste davvero. A confermarlo lo stesso amministratore delegato di bigG, Sundar Picahi, durante il Wired 25 Summit tenutosi a San Francisco.
Dragonfly è una versione censurata del motore di ricerca Google a cui il colosso di Mountain View sta lavorando dal 2017 e che dovrebbe rimuovere automaticamente dai risultati delle ricerche tutti i siti vietati dal Grande Firewall cinese.
In Cina esiste una censura molto forte imposta da parte del governo che impedisce agli utenti cinesi di navigare in totale libertà: diversi contenuti relativi a religione o politica, e considerati destabilizzanti, vengono automaticamente oscurati dal firewall. Molti cinesi cercano di aggirare questa limitazione attraverso reti Vpn, ma la navigazione web in Cina resta ancora molto limitata. Basti pensare che servizi come Facebook, Twitter e YouTube non possono essere utilizzati.
Una censura contestata fortemente da Google, che nel 2010 decise di chiudere il suo motore di ricerca in Cina, ma che oggi – evidentemente ingolosito da una fetta pari a 772 milioni di potenziali utenti – vuole tornare sul discorso, con una versione rivista ad hoc del suo Google Search.
Volevamo sapere come sarebbe stato se fossimo presenti anche in Cina, ed è quello che abbiamo sviluppato internamente. Considerata l’importanza del mercato e il numero di utenti presenti, ci sentiamo in dovere di riflettere seriamente su questo problema e adottare una visione a lungo termine
Pichai appoggia dunque la scelta da parte dell’azienda di sviluppare un motore di ricerca censurato ad hoc per la Cina, ammettendo – seppur in maniera implicita – l’esistenza del progetto Dragonfly. Inoltre dai primi esperimenti è risultato che sono state soddisfatte oltre il 99% delle query.