L’asta per l’assegnazione delle frequenze del 5G si è conclusa da alcune settimane. Come noto, l’asta si è protratta oltre le aspettative e gli operatori che si sono aggiudicati le licenze dovranno investire, complessivamente, oltre 6,5 miliardi di euro. Il dopo asta, però, si sta tingendo di giallo. Fastweb, rispetto agli altri operatori, si è aggiudicata un blocco generico da 26 Ghz con uno sforzo economico non eccessivo. L’operatore, infatti, dovrà pagare poco più di 32 milioni di euro.
Trattasi di una cifra molto inferiore ai circa 2,4 miliardi di euro che TIM e Vodafone dovranno sborsare. Ed è proprio il comportamento di Fastweb che sta facendo discutere in queste ore. Secondo quanto ha riportato il quotidiano La Repubblica, il Governo Italiano non avrebbe dato la giusta attenzione a tutte le frequenze utili per il 5G. Il problema è molto semplice. Di recente, Fastweb ha acquistato da Tiscali utilizzo delle frequenze valide per il 5G che l’operatore sardo a sua volta aveva ottenuto attraverso la fusione con Aria. All’interno di questa concessione anche le frequenze della banda 3,4-3,6 Ghz. Trattasi delle stesse frequenze che gli operatori si sono aggiudicati a suon di costosi rilanci durante l’asta.
In origine, queste frequenze erano state concesse nel 2008 su indicazione comunitaria agli operatori wireless. Oltre ad Aria anche a Linkem, Go internet e Mandarin. Il regolamento iniziale evidenziava che la licenza sarebbe dovuta scadere nel 2023. Tuttavia, silenziosamente, questa scadenza è stata posticipata addirittura al 2029. Questo allungamento dei termini di scadenza ha reso molto più interessante il pacchetto delle frequenze in mano a Tiscali.
La società sarda ha quindi venduto le frequenze, come noto, a Fastweb per un importato di 150 milioni di euro. Si tratta di una cifra molto inferiore a quanto gli altri operatori hanno dovuto sborsare per le medesime frequenze durante l’asta. Ed è proprio qui che è sorto il problema.
Gli altri operatori non hanno gradito questa operazione che potrebbe turbare la concorrenza di un settore molto delicato come quello della telefonia mobile. In particolare, Vodafone e Iliad hanno già deciso di fare ricorso al Tar. Inoltre, l’intera vicenda è giunta addirittura sul tavolo del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il MISE dovrà valutare se l’operazione Fastweb-Tiscali possa essere configurata anche come un danno erariale. Secondo alcuni calcoli, l’ipotetico danno per le casse dello stato potrebbe aggirarsi sui 4 miliardi di euro.
Una vicenda che sicuramente non si concluderà molto rapidamente e che produrrà lunghi strascichi legali. Indipendentemente da come si concluderà, questa vicenda lascerà un segno molto duro nel settore della telefonia mobile in Italia. Chi rischia di rimetterci di più sono Fastweb e Tiscali. Se l’operazione d’acquisto fosse revocata, Fastweb perderebbe la possibilità di poter utilizzare le frequenze per la sua rete 5G, mentre Tiscali perderebbe i 150 milioni di euro necessari per appianare i suoi debiti.