La mossa di Google per rendere meno caotiche le comunicazioni che riguardano la politica è in un tool che, in autonomia, elimina annunci e pubblicità “non verificate”. Lo ha confermato la compagnia di Mountain View presentando il progetto in occasione delle elezioni del Parlamento Europeo del prossimo maggio.
La volontà è quella di mostrare, chiaramente, chi si trova dietro gli investimenti di adv che riguardano in un certo modo il voto continentale del 2019. L’obiettivo è dare maggiore trasparenza a quelle operazioni, ad esempio, hanno permesso nel 2016 di creare campagne diffamatorie negli Stati Uniti o, poco dopo, nel Regno Unito per il referendum sulla Brexit. Certo, le fake news ci saranno sempre ma Google spera che, rivelando soggetti e paesi che sponsorizzano le inserzioni possa dare più strumenti alle persone per chiarire meglio alcuni messaggi.
“Stiamo lavorando con agenzie, istituzioni, giornalisti, organizzazioni per i diritti umani all’interno dell’Unione Europea per garantire la sicurezza delle piattaforme online in vista del voto” – ha detto Lie Junius, direttore delle politiche pubbliche di Google. Le elezioni di maggio riguardano, più o meno, anche la Gran Bretagna, che lascerà vuoti 46 seggi per i futuri stati membri, mentre altri 27 sono già stati occupati dai paesi già appartenenti all’Unione, che hanno allargato la loro rappresentanza nel Comitato.
Se rendere trasparenti i promotori degli annunci servirà al pubblico di elettori, Google ha pensato a tool anche per altri soggetti. Ad esempio, candidati e gruppi politici potranno accedere a una campagna tenuta in prima persona da rappresentanti e dipendenti di Google, per ottenere istruzioni utili a non cadere vittime di phishing, sfruttando strumenti di verifica come Project Shield e il Programma di protezione avanzata. I giornalisti invece potranno rifarsi a fonti “di qualità” da considerare sorgenti di notizie, per eliminare sempre di più siti bufala o creati ad-hoc per certi scopi politici. In tal senso, il team di Google News Lab collaborerà con le redazioni sparse nei 27 paesi europei così da supportare il fact checking on-line.