Huawei non vuole ulteriori ondate di sospetto su eventuali combutte con Pechino ed è per questo che ha licenziato in Polonia, Weijing Wang, un dipendente reo di spionaggio, nonostante le prime notizie negassero ogni legame con la compagnia cinese.
Stando alla CNN, l’uomo avrebbe cercato di porre in cattiva luce il suo stesso datore di lavoro, ottenendo elementi utili a supportare le sue teorie. In relazione al caso, è stato fermato insieme a Wang anche un cittadino polacco, al lavoro proprio con l’attuale ex dipendente di Huawei. Nei giorni scorsi sono state perquisite le case dei due, prima che il tribunale ordinasse la cattura e la detenzione per tre mesi e, se condannati, fino a 10 anni di carcere. La cosa interessante è che entrambi si sono dichiarati non colpevoli, come affermato dall’emittente televisiva polacca TVP.
L’incidente arriva in un momento particolarmente difficile per Huawei. Oltre alla sfiducia generale scatenata dai governi occidentali e dalle agenzie di intelligence, la CFO Wangzhou Meng si trova ad affrontare una possibile estradizione negli Stati Uniti, a causa delle illazioni che hanno contribuito ad innalzare l’interesse sulle attività del gigante cinese in favore del governo di Pechino e contro, affermano dagli Usa, la riservatezza di compagnie e utenti statunitensi.
Intanto il ministro polacco per gli affari interni, Joachim Brudzinski, ha chiesto all’Unione Europea e alla Nato di coordinare eventuali potenziali divieti sulle infrastrutture di Huawei, come già succede per gli stessi States e altri paesi europei, Germania in primis. Sebbene la Polonia sia ancora disposta a collaborare con la Cina, si attende una risposta ufficiale alla questione di Wang. Peraltro, gli organi polacchi potrebbero voler rivedere i piani di dotazione 5G dove Huawei è tra le protagoniste, creando così ulteriori dissapori e criticità tra l’impresa e il continente.