Tesla ha deciso di incrementare sensibilmente il costo dei suoi Supercharger in tutto il mondo, Italia compresa. L’incremento medio dei prezzi è di oltre il 30% e sebbene possa sembrare un rincaro importante, i prezzi di ricarica complessivi sono ancora molto buoni, inferiori a quelli di altri punti di ricarica rapida di altri operatori infrastrutturali. I rincari non fanno mai piacere ma Tesla ha ufficialmente affermato che gli adeguamenti di prezzi riflettono le differenze di costi locali di elettricità.
Inoltre, è importante sottolineare che le politiche di Tesla in merito ai Supercharger puntano a non utilizzare questi punti di ricarica come fonte di reddito per la società. Quanto guadagnato deve servire semplicemente per finanziare la rete di ricarica rapida che è uno dei fiori all’occhiello della società. La rete oggi sta diventando sempre più vasta e con l’arrivo delle Model 3 in tutto il mondo le ricariche aumentano e così pure la necessità di installare più colonnine all’interno delle stesse stazioni. Gli aumenti di prezzo possono quindi essere visti anche come la necessità di supportare maggiormente sia la sostenibilità che lo sviluppo dei Supercharger in tutto il mondo.
Inoltre, nel corso dell’anno dovrebbero debuttare i Supercharger V3 che consentiranno velocità di ricarica ancora più rapide delle attuali. Il rincaro dei prezzi potrebbe quindi essere anche propedeutico all’introduzione di questi nuovi punti di ricarica che richiedono risorse maggiori.
Contestualmente, Tesla ha anche rincarato i costi delle “penali” di chi lascia parcheggiata la sua Tesla presso un Supercharger dopo il termine della ricarica. Trattasi di un costo inserito per invitare le persone a lasciare libero il proprio posto una volta terminata la ricarica.
I Supercharger, si ricorda, devono comunque essere utilizzati solamente per ricaricare le auto durante i lunghi viaggi e non come punto di ricarica standard. I rincari, dunque, non dovrebbero penalizzare pesantemente i possessori delle auto elettriche americane.