La folta schiera di moderatori dei contenuti su Facebook non ha una vita molto semplice, si legge in una nuova inchiesta di The Verge. Sono stati intervistati diversi dipendenti di uno dei centri che si occupa di individuare i contenuti non appropriati sulla piattaforma, situato in Arizona. A quanto pare ci sono diverse ombre e problemi che stanno riscontrando questi lavoratori, sia dal punto di vista psicologico che riguardo i salari, spesso troppo bassi.
Il moderatore tipo ha a che fare ogni giorno con contenuti violenti, che possono riguardare anche bambini, persone indifese e molto altro, oltre che alla pura propaganda delle teorie complottistiche. Secondo le testimonianze alcuni di loro col tempo cominciano a credere alle teorie che dovrebbero moderare, anche a quelle più assurde. Altri sono stati esposti ripetutamente a contenuti dall’alto tasso di violenza, anche pedofilia, tanto da sviluppate una sindrome da stress post-traumatico.
Conosciuta negli USA comunemente come “PTSD”, è molto comune ad esempio nei soldati che hanno servito in scenari di guerra. Una pressione che in alcuni casi ha portato al consumo di marijuana in ufficio o addirittura al consumo di rapporti sessuali sul luogo di lavoro. C’è poi tutta la questione dei salari troppo bassi, chiaramente in base al costo della vita negli Stati Uniti. Si parla di 29,000 dollari l’anno, molto di meno di un dipendente che lavora a tempo pieno per Facebook, che guadagna in media 240,000 dollari.
Anche Business Insider ha parlato con altre agenzie e impiegati, che hanno confermato il forte stress psicologico ma non l’uso di stupefacenti. Bisogna ricordare che Facebook affida questi lavori ad aziende esterne, quindi c’è una grossa variabilità. Facebook ha risposto con le parole di Justin Osofsky, VP of operations, dicendo che il social farà molto di più: “ci impegneremo a lavorare con i nostri partner per chiedere un alto livello di supporto ai loro dipendenti”.