Google offrì una buonuscita di ben 35 milioni di dollari all’ex dirigente Amit Singhal, quando fu costretto a dimettersi dopo un’indagine sulle molestie sessuali.
I dettagli sulla somma sborsata sono stati rivelati come parte di una causa mossa da un azionista contro la società, il quale ha sporto denuncia in seguito all’inchiesta sui pagamenti effettuati da Google ai dirigenti accusati di cattiva condotta. Per essere precisi, la causa è indirizzata al consiglio d’amministrazione della società madre del colosso della ricerca, Alphabet, e sottolinea che i suoi membri avrebbero avuto il dovere di proteggere la società e i suoi azionisti da rischi e danni alla reputazione. Invece, afferma, il consiglio d’amministrazione ha accettato di pagare e in qualche modo sostenere i dirigenti che si trovarono ad affrontare lo scandalo, esponendo la società a danni reputazionali e finanziari.
Le informazioni rivelano che Singhal, che lasciò la compagnia nel 2016, ricevette ben due pagamenti (uno di 15 milioni di dollari e un altro tra i 5 e i 15 milioni) come parte di un accordo di separazione. Il pagamento totale avrebbe potuto raggiungere addirittura i 45 milioni di dollari. Singhal è stato oggetto di un’indagine del New York Times lo scorso anno, la quale ha rivelato anche che Google diede al creatore di Android, Andy Rubin, una buonuscita di 90 milioni di dollari dopo che la compagnia venne a sapere delle accuse di molestie sessuali. Rubin ha sempre negato le affermazioni. Andando a sommare la massima cifra che avrebbe ricevuto Singhal e quella intascata da Rubin, quindi, BigG potrebbe avere sborsato la bellezza di 135 milioni di dollari complessivi.
L’azienda è stata costretta ad apportare cambiamenti alla propria policy aziendale dopo un’azione collettiva del personale: in seguito allo scandalo sull’enorme cifra incassata da Rubin, infatti, decine di migliaia di dipendenti hanno scioperato per protestare nelle piazze di tutto il mondo con l’obiettivo di ottenere una maggiore sicurezza nell’ambiente di lavoro.