Eric Schmidt ha lasciato la sua posizione nel consiglio di amministrazione di Alphabet, società madre di Google. Schmidt era nel CdA dal 2001, ma nell’ultimo anno stava, poco a poco, defilandosi sempre più dalla multinazionale. Dall’inizio del 2018 infatti, non era più presidente esecutivo, a distanza di sette anni dalle dimissioni come CEO di Big G.
Partiamo da un presupposto: Schmidt non sta lasciando Google. Dopo il suo mandato, che scadrà il 19 giugno, continuerà come consulente tecnico per la società, partecipando alla prossima generazione di dispositivi e servizi, già in programma. E non è poco: Schmidt è citato come uno dei fattori principali della crescita esponenziale della compagnia negli ultimi due decenni. Nel suo passato anche una posizione nel board di Apple dal 2006 al 2009, seppur non ne abbia vista sempre delle belle.
Durante la carica in Google, è stato coinvolto in diversi scandali, inclusi i suoi punti di vista sulla privacy degli utenti e l’implicito (ma non dimostrato) coinvolgimento in accuse di cattiva condotta sessuale da parte di dirigenti, che hanno portato ad un addio da 150 milioni di dollari di Andy Rubin. Oltre alla sua consulenza, Schmidt continuerà gli sforzi filantropici con la società Schmidt Futures.
La notizia arriva dopo che Alphabet ha riportato utili inferiori al target nell’ultimo trimestre, affiancati da una serie di multe da parte dell’Unione Europea per la questione privacy. Aggiungiamo le sottostimate vendite della gamma di telefoni Pixel 3 e gli introiti pubblicitari ridotti, e avremo un quadro non troppo favorevole, seppur si stia parlando di cifre di tutto rispetto. Ad ogni modo, gli analisti affermano come, a causa delle recenti indicazioni finanziarie, Larry Page, Sergey Brin ed Eric Schmidt abbiano perso circa 9 miliardi di dollari per la discesa delle azioni del 13% nella chiusura after-hours post annuncio.