Nel mare magnum della vicenda che coinvolge il bando degli USA a Huawei, si è inserita anche Panasonic. La giapponese, come espresso ieri sera dal portavoce Joe Flynn, aveva deciso di sospendere la fornitura di determinati componenti a Huawei, nel particolare nel merito delle schede di memoria casalinghe, le NM Card. E invece no, oggi è arrivato il dietrofront.
Dopo l’inserimento di Huawei nella Entity List of Industry and Security (Bis) queste le parole del portavoce:
Abbiamo interrotto tutto il business con Huawei e le sue 68 affiliate oggetto del bando del governo USA
Una dichiarazione espressa troppo frettolosamente, visto che la compagnia nipponica ha successivamente spento le polemiche, spiegando che le notizie circolate ieri sono false:
Continueremo a vendere beni e servizi a Huawei, che è un partner importante e fondamentale per noi.
Ma c’è da chiarire un’altra posizione dubbia, quella di Toshiba. Nelle stesse ore in cui Panasonic avrebbe ammesso di aver chiuso la partnership con Huawei, l’altra giapponese ha affermato di aver sospeso le forniture di alcune componenti elettroniche al gigante cinese, sempre a seguito dell’emissione del bando di Donald Trump. La sospensione, secondo Toshiba, è dovuta ai controlli di verifica per la presenza di componenti prodotte negli Stati Uniti verso le forniture a Huawei. Il bando, che sarà in vigore dal 19 agosto, sta divenendo un problema per molti vendor di tecnologia che, negli anni, hanno servito la multinazionale, oramai stabilmente seconda nel settore della vendita di smartphone a livello mondiale.
Intanto, la Cina ha presentato “una grave protesta formale” contro Washington lamentando la guerra mossa ai danni Huawei, come scusa per portare avanti la guerra commerciale a Pechino . “La Cina – ha affermato il portavoce del ministero del Commercio, Gao Feng – prenderà tutte le misure necessarie per aiutare le compagnie cinesi a migliorare la capacità nella gestione di questi rischi”.