La Casa Bianca ha praticamente confermato che la lotta estrema condotta contro Huawei non è altro che un tassello della più vasta operazione commerciale nei confronti della Cina. Lo sapevamo già, lo sapevano tutti, ma nelle ultime ore abbiamo avuto la conferma ufficiale di una simile strategia.
Secondo la Reuters , il segretario al Tesoro Steve Mnuchin, ha lasciato cadere i primi indizi che indicano che Huawei è stato usato come moneta di scambio nella guerra in corso tra Stati Uniti e Cina.
Penso che quello che il presidente sta dicendo è che se andiamo avanti sul commercio, forse sarà disposto a fare certi passi indietro su Huawei se otterrà dalla Cina concrete garanzie.
In altre parole, se Pechino si decidesse ad accordarsi sui dazi con il Dipartimento del Commercio, tutte le preoccupazioni per la sicurezza si dissolveranno magicamente. Non a caso, qualche settimana fa, il presidente Trump aveva già accennato al fatto che un accordo commerciale potrebbe includere Huawei, ma quello di oggi è il riferimento più esplicito a qualcosa che già sapevamo.
Intanto, un rapporto del GSMA, l’ente commerciale responsabile dell’industria mobile, avverte che il blocco di Huawei, ZTE e di altri produttori cinesi potrebbe ritardare il rollout del 5G fino a 18 mesi con un costo a lungo termine di 55 miliardi di euro. La scorsa settimana, Google ha avvertito che forzare la cinese a creare la propria infrastruttura, separata ma compatibile con Android, rappresenterebbe un rischio per la sicurezza persino maggiore del lasciarla lavorare con organizzazioni americane.
Le perdite però sono evidenti: ZTE è già sotto di un miliardo di dollari, ovvero della multa dovuta aalla Casa Bianca perché la compagnia continuasse a fare business negli Stati Uniti, non prima di sostituire l’intero team di gestione. Non è chiaro esattamente quali siano le altre compagnie interessate nel breve al divieto statunitense ma la lista potrebbe allungarsi presto. Basti pensare che alla China Telecom è stato recentemente vietato di creare una rete VMNO negli Stati Uniti mentre altri soggetti, come Xiaomi e Alibaba, non sono stati toccati per nulla dal ban.