Samsung è stata recentemente accusata di aver ingannato i consumatori australiani, mostrando il funzionamento di diversi smartphone Galaxy in piscina o al mare. Gli esperti di iFixit hanno scoperto che la tanto pubblicizzata resistenza all’acqua viene garantita solo se il dispositivo è nuovo.
I produttori utilizzano il codice IP per indicare il grado di protezione. Il secondo numero indica appunto il livello di resistenza all’acqua. Ad esempio IP68 significa che lo smartphone può essere immerso fino a 3 metri di profondità per almeno un’ora. Premesso che i test sono effettuati con acqua dolce, non con acqua piena di cloro (piscina) o acqua salata (mare), i dispositivi non possono resistere a lungo. E nessuno di essi è impermeabile. Per evitare l’ingresso di liquidi viene utilizzata principalmente la colla.
L’adesivo crea una guarnizione intorno a pulsanti, porte, altoparlanti e altri parti esposte all’acqua. Uno smartphone nuovo può rimanere in un acquario anche per 8 ore, ma con il passare del tempo la colla inizia a deteriorarsi mostrando piccole crepe attraverso le quali passa l’acqua. In pratica dopo un anno dall’acquisto, la certificazione IP non è più valida.
Altri produttori usano invece il silicone, ma il risultato è lo stesso. iFixit sottolinea che non è l’acqua che “uccide” lo smartphone. I componenti elettronici vengono danneggiati dalla corrosione causata dai sali contenuti nei liquidi. Chi vuole portare il dispositivo al mare o in piscina deve utilizzare custodie impermeabili o specifiche buste che non lasciano entrare nulla, proteggendo anche lo schermo dalla sabbia. Se succede il peggio è necessario spegnere subito lo smartphone e aprirlo per asciugarlo in fretta (il riso non serve a nulla).