Sta destando preoccupazione una recente rivelazione del Guardian, pronta a confermare l’ascolto da parte di Apple di alcune richieste rivolte dagli utenti a Siri. Così come ha svelato il quotidiano, alcuni messaggi sarebbero passati dal gruppo di Cupertino a partner in appalto, per migliorare le capacità del sistema di riconoscimento vocale e l’affidabilità delle risposte della stessa assistente digitale. La notizia ha generato proteste sui social network, soprattutto da utenti preoccupati per la loro privacy, tuttavia il polverone sollevato rischia di essere sovrastimato rispetto alle azioni effettivamente intraprese dal gruppo californiano. È quanto spiega AppleInsider, nel ricordare come Apple da tempo abbia avvisato gli utenti di simili possibilità, garantendo in ogni caso l’anonimato delle conversazioni.
Secondo quanto riferito la scorsa settimana dal Guardian, Apple raccoglierebbe un numero ridotto di conversazioni con Siri, per inoltrarle a terzi per l’analisi. Lo scopo è quello di determinare se l’attivazione dell’assistente vocale sia stata volontaria o involontaria, verificare se la richiesta rappresenti una domanda a cui Siri possa effettivamente rispondere e monitorare il livello di comprensione da parte del sistema di riconoscimento vocale.
Stando a quanto sottolineato dal Guardian, Apple non avrebbe adeguatamente informato i suoi utenti della possibilità che le loro conversazioni possano essere gestire da terze parti. Tuttavia, è altrettanto vero che il gruppo di Cupertino avvisa, ormai da diversi anni, della raccolta di alcuni messaggi resi anonimi a scopo di analisi. Ma quali informazioni effettivamente l’azienda raccoglie?
Un informatore anonimo del quotidiano ha riferito di aver sentito una breve conversazione tra un medico e un paziente, così come anche un possibile scambio di droga avvenuto all’interno di un’automobile con il motore acceso. Inoltre, il whistleblower sottolinea come a questi spezzoni audio siano connessi dati potenzialmente pericolosi, come le informazioni sul contatto o la localizzazione dello smartphone al momento dell’attivazione di Siri. Tuttavia, questi dettagli sembrano scontrarsi con le modalità che Apple ha sempre esplicitato, nonché ribadito in un recente intervento di smentita.
Così come noto, Apple raccoglie alcuni spezzoni delle richieste di Siri – in modo casuale – a scopo di analisi. Secondo quanto riferito più volte dall’azienda negli ultimi anni, tali spezzoni vengono resi anonimi, affinché non possano essere ricollegati a uno specifico utente, e tagliati per non rendere comprensibile il contenuto della conversazione. Una volta analizzati, vengono quindi distrutti:
Una piccola porzione delle richieste a Siri vengono analizzate per migliorare l’assistente vocale e la dettatura. Queste richieste non sono associate con l’Apple ID dell’utente. Le risposte di Siri sono quindi analizzate in strutture ad alto livello di sicurezza e tutti i revisori sono obbligati ad aderire a dei requisiti di rigida riservatezza imposti da Apple.
Gli spezzoni raccolti sono meno dell’1% di tutte le richieste rivolte a Siri quotidianamente e, come già ribadito, non permettono di identificare l’utente né di tenerne traccia. Ancora, la società sottolinea come Siri non ascolti i clienti Apple nel corso dell’intera giornata, ad esempio quando iPhone si trova in stand-by, ma solo quando richiamata in modo esplicito.
Al momento, considerando come le dichiarazioni di Apple e quelle dell’informatore del Guardian abbiano dei punti di contrapposizione, non è dato stabilire quale ricostruzione sia la più affidabile. Appare improbabile che i revisori degli spezzoni possano accedere alla posizione del device o altri dati sensibili, allo stesso tempo la società di Apple Park dovrà rendere più chiari i rapporti con eventuali terze parti di cui si avvale.