Apple interviene direttamente sul cosiddetto diritto di riparazione, la normativa che sempre più stati a stelle e strisce stanno adottando per garantire agli utenti la possibilità di riparare i loro dispositivi elettronici, da soli o tramite tecnici di loro scelta. I gruppi di pressione del movimento “Right To Repair” da tempo hanno preso di mira Apple, società nota per rendere difficili gli interventi da parte degli utenti sull’hardware, sia adottando viti e collanti proprietari che saldando componenti chiave – quali la RAM – direttamente sulle schede logiche. Cupertino, tuttavia, si giustifica: la questione attiene all’affidabilità e alla sicurezza degli stessi clienti dell’azienda.
La polemica è ormai da mesi entrata nel vivo: da quando sempre più produttori hanno deciso di rendere difficile – se non impossibile – la sostituzione o la riparazione di componenti nei loro prodotti, diversi gruppi di pressione hanno non solo chiesto supporto legale, ma anche efficacemente convinto diversi stati USA a introdurre, o quantomeno proporre, normative ad hoc. L’ultimo in ordine di tempo la California, con una proposta di legge che potrebbe obbligare i produttori di device a fornire parti di ricambio e documentazione puntuale per garantire a chiunque la possibilità di riparare il proprio device. In attesa di scoprire se il disegno di legge verrà approvato, Apple si è opposta fermamente all’iniziativa.
Secondo alcuni portavoce dei gruppi di pressione – come Nathan Proctor di Public Interest Research Group e Gay Gordon-Byrne di The Repair Association – le grandi corporation starebbero bloccando le riparazioni di proposito, poiché un device recuperato rappresenta una mancata vendita di un nuovo prodotto. In una nota consegnata ad Axios, però, un rappresentante di Cupertino ha smentito questa ipotesi:
Vogliamo assicurarci che i nostri clienti possano fidarsi del fatto che i loro prodotti vengano riparati in modo sicuro e corretto, in un modo che incentivi il riciclo. Stiamo continuamente espandendo il nostro network di tecnici certificati e, di recente, abbiamo annunciato come qualsiasi negozio Best Buy negli USA sia ora un service provider autorizzato.
Così come riferisce MacRumors, ci sono ora negli Stati Uniti più di 1.800 negozi autorizzati per le riparazioni, tre volte tanto rispetto a tre anni fa. Tuttavia, il movimento Right To Repair rimarca come questa strategia non sia assolutamente sufficiente: il consumatore dovrebbe avere il diritto di scegliere autonomamente a quale tecnico rivolgersi, approfittando così dei prezzi di mercato dovuti all’andamento della domanda e dell’offerta, anziché affidarsi ai listini fissi di Apple. Inoltre, dovrebbe essere prevista la possibilità di riparare i propri device anche in piena autonomia, senza ostacolare la vendita delle componenti di ricambio.