Il discorso è complesso e spinoso: Facebook dovrebbe escludere politici e partiti dall’accesso alla pubblicità sulla piattaforma, soprattutto se questi mentono o dicono mezze verità? Questa è una domanda che si pongono utenti, osservatori e lo stesso Mark Zuckerberg, che ha tenuto un discorso sulla libertà d’espressione alla Georgetown University. Vista con gli occhi di uno statunitense, il discorso è una difesa del primo emendamento della Costituzione americana.
Facebook viene accusata da più fronti di essere una vera e propria macchina del profitto tramite la disinformazione, come ha detto Elizabeth Warren, in lizza per la candidatura del Democratici alla Casa Bianca. Zuckerberg ha invece detto che le politiche di Facebook sono il risultato di scelte morali più che commerciali, ammettendo di trarre profitto dalla disinformazione, anche se non è questo il motivo per cui la società consente la pubblicazione di annunci imprecisi.
In sostanza Zuckerberg ha difeso la politica di Facebook nel permettere ai politici (anche) di mentire nelle pubblicità:
Non credo che sia giusto per una società privata censurare i politici. Data la sensibilità nei confronti degli annunci politici, ho considerato se dovessimo smettere del tutto. Dal punto di vista aziendale, la controversia non vale certo la piccola parte delle entrate che costituiscono queste pubblicità. Ma le pubblicità politiche sono una parte importante del discorso pubblico, specialmente per i candidati locali, sfidanti emergenti e gruppi di sensibilizzazione, che altrimenti potrebbero non ricevere molta attenzione da parte dei media.
Ha aggiunto che la soluzione è monitorare chi pubblica il contenuto:
Vietare la pubblicità politica favorisce gli operatori storici e chiunque copra i media. Puoi ancora dire cose controverse, ma devi mostrarti con la tua vera identità e affrontare la responsabilità.
Tutto questo accade mentre in Italia arrivano varie segnalazioni riguardo l’oscuramento di diverse pagine italiane che sostengono i curdi, per violazione degli standard della community.