Disney+ è stato lanciato lo scorso martedì negli Stati Uniti, in Canada e in Olanda e, secondo quanto annunciato alla società, avrebbe già superato i 10 milioni di abbonati.
Le azioni Disney sono salite del 7,35% alla chiusura di mercoledì sera, aggiungendo oltre 13 miliardi di dollari alla capitalizzazione azionaria dell’azienda, che ora ammonta a 268 miliardi. Netflix, di conseguenza, ha subito un brutto contraccolpo, con le sue azioni diminuiti del 3,1%.
C’è da dire che Disney+ offre una prova gratuita di una settimana, quindi è probabile che non tutte le iscrizioni rappresentino clienti che continueranno a pagare per il servizio; inoltre, la società non ha specificato se nei 10 milioni di utenti iscritti rientrino i pre-registrati. Con un canone di 6,99 dollari al mese, la piattaforma della Casa di Topolino è significativamente più economica rispetto a Netflix, il cui piano più popolare (quello HD standard) costa quasi il doppio.
Disney+ deve ancora essere distribuito nella maggior parte dei paesi: il servizio sarà disponibile in Australia e Nuova Zelanda dal 19 novembre, mentre in Italia e in altri mercati europei arriverà il 31 marzo 2020. La compagnia del Topo prevede di raggiungere dai 60 ai 90 milioni di iscritti entro la fine del 2024.
Il giorno del lancio, la piattaforma streaming ha riscontrato alcuni problemi tecnici che non hanno permesso a molti utenti di accedervi: oltre 8000 le segnalazioni provenienti dagli Stati Uniti, dove molti iscritti si sono riversati su Twitter per esprimere il proprio dissenso. Problemi simili, tuttavia, sono molto frequenti al lancio di una piattaforma e nella maggior parte dei casi sono dovuti a un sovraccarico dei server.
Con questi numeri già in partenza, l’azienda potrebbe rappresentare una seria minaccia per servizi come Netflix e Prime Video.