L’occhiale per la realtà aumentata ha smesso di funzionare, non c’è più connessione alla Rete, le identità digitali di milioni di persone sono finite nel nulla. Documenti, denaro, lavoro, relazioni: tutto scompare con un glitch del sistema. E monta lo spauracchio dell’offline, le peggiore delle prigioni: come farà il genere umano a sopravvivere? È questo l’incipit di “2020“, la nuova webserie prodotta da Trend Micro in collaborazione con l’Europol e l’ICSPA, per svelare le minacce presenti e future, ma soprattutto le sfide, che la sicurezza informatica sin da oggi pone a una società sempre più interconnessa.
2020: la webserie
- Spento
- Mantenere la calma
- Ci ha colti di sorpresa
- Hai mai visto questo ragazzo?
- Dentro fino al collo
- Hacktivista
- Tienilo offline
- Qualcuno da linciare
- La curiosità uccide
Senza voler cadere nel fastidioso spoiler, la trama si sviscera nella Sylvania del Sud, una località fittizia che ricorda da vicino gli Stati Uniti. I cittadini vivono la loro esistenza costantemente connessi grazie a degli occhiali e delle lenti a contatto digitali – una sorta di evoluzione dei Google Glass – che gestiscono l’intera routine quotidiana: transazioni, agenda, addirittura relazioni e diritto di voto. Sì, perché la Sylvania del Sud si appresta alla prima votazione digitale della storia: chiunque, grazie alla realtà aumentata, potrà esprimere la propria preferenza semplicemente agitando una mano a mezz’aria. Peccato, però, che pochi giorni prima della tornata elettorale per la scelta del Primo Ministro un cyberattacco manderà la virtualità in frantumi.
L’idea nasce dalla partnership tra uno dei leader mondiali in sicurezza informatica, Trend Micro, con le organizzazioni internazionali più rilevanti in materia, tra cui appunto l’Europol e la International Cyber Security Protection Alliance (ICSPA). Nata come estensione del “Progetto 2010: scenari cyber criminali dal futuro”, la webserie si propone di spingere lo spettatore a riflettere sull’importanza della privacy e della sicurezza in Rete, trattenendolo allo schermo con il linguaggio proprio della science-fiction e con un ritmo incalzante particolarmente adatto ai più giovani. E lo fa tratteggiando un futuro, quello dove la privacy è vietata perché è «solo per chi ha qualcosa da nascondere», volutamente inquietante.
Sì, perché a differenza di “Her” dove la tecnologia futuribile – per quanto forse non auspicabile – rimane amica dell’uomo, qui è sintomo di una minaccia. O meglio, come Rik Ferguson di Trend Micro ricorda, la tecnologia è neutra ed è l’uomo stesso a trasformarla in una valida compagna di vita oppure in una terrorizzante arma. Un chiaro invito alla riflessione, insomma, passando per la spettacolarizzazione di un futuro tragico nel quale l’entusiasmo per l’innovazione ha prevaricato ogni forma di libertà, schiavizzando la società all’interno di una trama di controllo basata sulla tecnologia (il che, nell’epoca del Datagate, diventa più concreto di quanto non potesse esserlo prima delle rivelazioni di Snowden).
Sono nove gli episodi che compongono questa webserie, ognuno della durata di pochi minuti e tutti con un ritmo narrativo molto veloce e fruibile, così come d’obbligo sul Web.
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La produzione è gradevole e arrembante, e centra l’obiettivo nel mettere in guardia sulla sicurezza informatica, sebbene lo scenario descritto trovi comunque una sua risoluzione. E per farlo si fa anche ricorso a delle realtà in cui l’utente odierno si può riconoscere, dal dating online a dei protagonisti archetipici delle personalità di spicco attuali. Vi è forse il limite di una narrazione che non lascia troppo spazio all’immaginazione, per una trama – nonostante i colpi di scena – non troppo difficile da intuire già dai primi episodi. Un buon prodotto, anche se l’assenza di cliffhanger sostanziali non avvicina l’utente al personaggio, anzi lo spinge su un percorso di predizione, una strada già abbondantemente percorsa dal cinema con svariate simili sceneggiature, da “Matrix” a “Minority Report”. E anche il ricorso allo stereotipo, voluto e funzionale alla risoluzione del plot, priva l’utente di parte del suo spirito interpretativo. Queste debolezze sono però compensate da un’ottima realizzazione tecnica, non priva di CGI ed effetti speciali, così come da una buona prova recitativa per gran parte del cast.