Coronavirus, tecnologie per il monitoraggio attivo

L'obiettivo della nuova iniziativa del Ministero dell'innovazione è individuare soluzioni per il monitoraggio attivo del rischio di contagio.
Coronavirus, tecnologie per il monitoraggio attivo
L'obiettivo della nuova iniziativa del Ministero dell'innovazione è individuare soluzioni per il monitoraggio attivo del rischio di contagio.

Il Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione ha lanciato una nuova iniziativa rivolta al mondo della ricerca con l’obiettivo di individuare le migliori soluzioni digitali per contrastare la diffusione del Coronavirus attraverso app di telemedicina e tecnologie di monitoraggio attivo. La “fast call” sarà online dalle 13 del 24 marzo alle 13 del 26 marzo.

Si tratta della prima “call to action” prevista dall’iniziativa Innova per l’Italia annunciata lo scorso 20 marzo dal Ministero guidato da Paola Pisano, in collaborazione con il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Oltre che alla fornitura di dispositivi di protezione individuale (mascherine), respiratori artificiali e tamponi, le aziende possono dare il loro contributo mediante soluzioni per la telemedicina/teleassistenza e tecnologie per il tracciamento continuo, alerting e controllo tempestivo del livello di esposizione.

Considerata la scadenza, l’invito è rivolto principalmente a coloro che hanno già a disposizione piattaforme specifiche o possono adattarle in brevissimo tempo. Nel caso della telemedicina e teleassistenza dei pazienti (non solo per patologie legale al Covid-19) si cercano app, siti web e chatbot per l’automonitoraggio delle condizioni di salute.

Per quanto riguarda il monitoraggio attivo del rischio di contagio, l’obiettivo è sfruttare le moderne tecnologie (analisi dei dati, droni, intelligenza artificiale e altro) per ridurre la diffusione del virus, rispettando la privacy. Anche se non viene espressamente citato si potrebbe creare un’app che traccia gli spostamenti delle persone, in modo simile ai sistemi adottati in Corea del Sud e Israele.

In Lombardia vengono usati i dati delle celle telefoniche per verificare il rispetto delle restrizioni da parte dei cittadini. Tutto avviene però senza violare il GDPR, in quanto le informazioni sono raccolte dagli operatori telefonici in forma anonima e aggregata, quindi non permettono di risalire alla singola persona.

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