La serie Assassin’s Creed ha ripreso terreno negli ultimi anni, dopo un periodo di alti e bassi, avvicinandosi sempre più, come meccaniche, alle produzioni avventurose a mondo aperto. Ma questo non ha significato uniformarsi totalmente a un mercato sempre più concorrenziale. Semplicemente, la saga si è adattata, un piede qua nel presente e uno là nel passato, riuscendo a trovare nuova linfa in un sistema di gioco ibrido.
Inghilterra, 873 d.C
Valhalla non è una di quelle produzioni omologate, perché riesce comunque a trovare quell’equilibrio tra vecchio e nuovo che le dona un’identità a suo modo unica, così uguale ma anche così diversa da prodotti analoghi. E soprattutto riesce a mantenere vivo il cordone ombelicale che lo lega alle origini del franchise senza ritornare indietro.
È il Nono secolo d.C. Le guerre e le carestie che assediano la Norvegia spingono Eivor, un guerriero vichingo, a guidare il suo clan di norreni attraverso il gelido Mare del Nord per raggiungere le prosperose terre dei frammentati regni d’Inghilterra. La loro missione è trovare un nuovo luogo da chiamare casa, qualsiasi sia il prezzo da pagare”.
Da questo incipt parte una lunga avventura che condurrà il giocatore, nei panni di un Eivor maschile o femminile a seconda della scelta effettuata anche a storia in corso, attraverso un’antica Inghilterra ricostruita magistralmente all’interno di un open world davvero immenso, pieno zeppo di locazioni, personaggi con cui interagire e cose da scoprire.
Cosa ci ha convinto
La grafica in generale, il doppiaggio e la messa in scena di un mondo vivo e pulsante, ricco di fascino e di scorci mozzafiato. Ma la svolta in questo Assassin’s Creed è nel gameplay: la possibilità di poter gestire gli avamposti conquistati e di poter esplorare delle mappe enormi apre alle possibilità più svariate. E poi il sistema di combattimento che pone una certa enfasi sulla possibilità di equipaggiare due armi e sui set di armature da indossare. Ciascuna adesso ha un peso ben specifico nell’economia di uno scontro, e risulta determinante, di pari passo con la crescita individuale di Eivor, per donare maggiore equilibrio e profondità agli scontri.
Cosa non ci ha convinto
Il rovescio della medaglia del combat system di Valhalla è che purtroppo si registrano un’intelligenza artificiale dei nemici non sempre sveglia, alcune compenetrazioni di troppo e una generale imprecisione degli impatti, che talvolta minano gli sforzi compiuti dal giocatore nell’approntare tattiche e contromisure. Altre cose che non ci hanno del tutto convinto all’interno di un’opera che viste le dimensioni e la qualità generale rimane comunque estremamente valida, sono le nuove battaglie corali, gli assedi e le spedizioni, che dopo qualche ora diventano un tantino ripetitive, e le sessioni ambientate in epoca moderna con protagonista Layla Hassan.