Signal sta prendendo sempre più piede a scapito di WhatsApp, che negli ultimi giorni è finito nell’occhio del ciclone a causa dei nuovi termini di utilizzo in vigore da febbraio. Non solo Telegram, quindi, adesso anche Signal sembrerebbe diventare una minaccia per l’app di messaggistica istantanea proprietaria di Facebook (merito anche di Elon Musk, che nei giorni scorsi ha suggerito Signal come alternativa).
È chiaro che la scelta di usare un’applicazione piuttosto che un’altra sia sempre personale e soggettiva, ma alla base di questo tumulto che circonda WhatsApp c’è un equivoco bello e buono, perché in realtà il sistema di privacy adottato da tutte queste piattaforme di messaggistica è lo stesso. Infatti, coloro che temono per la propria privacy a seguito del change deciso dalla chat verde devono tenere a mente che le regole per la privacy in Occidente sono le medesime per tutti, quindi ogni servizio deve rispettarle in eguale modo.
La sola differenza tra WhatsApp e il resto delle applicazioni risiede nel fatto che fa parte di un gruppo più ampio di social, che include colossi come Instagram e Facebook. Di conseguenza si ritrova a condividere con essi le informazioni, ma è anche normale che lo faccia (a meno che un utente di WhatsApp sia non iscritto a Facebook). Oltretutto, Facebook stessa ha più volte ribadito che lo scambio di informazioni tra le sue piattaforme riguarda solo gli utenti Business.
A beneficiare di questa incomprensione è Signal, che sembra essere molto gettonata negli ultimi giorni. Tanto che “i codici di verifica hanno avuto ritardi da diversi provider” ultimamente, a causa del gran numero di nuovi iscritti.