Si allunga la lista nera del governo statunitense relativa alle aziende cinesi considerate in qualche modo pericolose per la sicurezza nazionale, in quanto legate al governo o all’esercito cinese. Oggi tocca a Xiaomi, il colosso pechinese che opera nel campo dell’elettronica di consumo, e al produttore di aerei Comac (Commercial Aircraft Corporation of China).
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuter, gli investitori americani dovranno cedere le loro partecipazioni entro l’11 novembre 2021, mentre le due società saranno soggette al blocco di ulteriori investimenti statunitensi. Il provvedimento, però, è un po’ diverso rispetto a quello che ha colpito un altro importante produttore del settore telefonia, ovverosia Huawei.
Quello su Xiaomi, infatti, non incide totalmente sui rapporti commerciali con le aziende americane. Di fatto, l’inserimento nella black list non comporterà problemi con i servizi Google o con la fornitura di componenti, come per esempio i processori Qualcomm. Intanto, però, il titolo ha ceduto oltre il 10% sulla borsa di Hong Kong.
La risposta di Xiaomi
Oggi, intanto, è arrivata anche la replica di Xiaomi, che in un comunicato stampa ha dichiarato di avere sempre rispettato la legge e agito in conformità con le disposizioni e i regolamenti delle giurisdizioni dei Paesi in cui svolge la propria attività.
La Società ribadisce che fornisce prodotti e servizi per uso civile e commerciale. Conferma inoltre di non essere posseduta, controllata o affiliata all’esercito cinese e di non essere una “Società militare comunista cinese” come definita dal NDAA”.
A margine della nota, l’azienda cinese ha poi aggiunto che intraprenderà azioni appropriate per proteggere gli interessi della Società e dei suoi azionisti e che quindi ci saranno ulteriori annunci, se e quando Xiaomi lo riterrà opportuno.
La black list del Dipartimento della Difesa USA
Dal 1999, una legge del governo americano impone al Dipartimento della Difesa di compilare un catalogo delle società possedute o controllate dall’esercito cinese. La stesura è però iniziata con netto ritardo e si è adeguata alle direttive solo quest’anno, con l’inserimento nella lista di potenziali pericoli di diverse società impegnate in vari settori, come il produttore di semiconduttori SMIC, il gigante petrolifero CNOOC, la Construction Technology Co Ltd e la China International Engineering Consulting Corp, queste ultime in effetti particolarmente vicine al regime di Xi Jinping.