Per IBM, che pochi giorni fa ha annunciato al mondo di aver sviluppato una nuova categoria di chip basati su transistor dalle dimensioni di due soli nanometri, perfezionando la sua tecnica detta a nanofogli di silicio, la carenza globale di semiconduttori potrebbe continuare fino al 2023.
La sfida di IBM
Secondo quanto dichiarato in un’intervista rilasciata su Bbc News da Jim Whitehurst, presidente di IBM, che è proprio una delle principali società al mondo produttrice di chip, per incrementare sufficientemente il numero di semiconduttori, e soddisfare così le ingenti richieste del mercato, attualmente disattese, bisogna avere pazienza e concentrarsi sugli investimenti in impianti di fabbricazione.
“C’è un grande ritardo tra il momento in cui viene sviluppata una tecnologia e quando entra in fabbricazione”, ha dichiarato Whitehurst, che ha poi concluso l’intervento sottolineando come, “con tutta sincerità, dobbiamo guardare a un paio di anni a partire da oggi, prima di ottenere una capacità tale da soddisfare i bisogni delle aziende”.
La crisi dei chip, come vi abbiamo riportato nei giorni scorsi, ha colpito in modo importante tutta la filiera produttiva tecnologica. Ma gli effetti più evidenti per i consumatori sono emersi con le schede grafiche di ultima generazione, davvero introvabili in alcuni periodi, e con le nuove console che restano con una disponibilità molto scarsa: Xbox Series X e PlayStation 5.
Intanto la Cina, la più importante rivale sul mercato internazionale della tecnologia, sta rastrellando e aumentando le scorte di microchip, a dispetto della carenza che il settore sta scontando a livello mondiale. A rivelarlo è l’ANSA, che riprende un articolo del South China Morning Post, dove viene anche evidenziato come le importazioni cinesi di semiconduttori sono aumentate fino a raggiungere i massimi storici a marzo, quando hanno toccato la cifra record di 58,9 miliardi di unità, per un valore di 35,9 miliardi di dollari.