La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha sentenziato che YouTube e altre piattaforme online non sono responsabili dei contenuti caricati dagli utenti che violano il copyright. Ma solo a condizione che non svolgano un ruolo attivo idoneo a conferire loro una conoscenza o un controllo dei contenuti caricati sulla loro piattaforma. Ciò si verifica, per esempio, qualora tale gestore sia concretamente al corrente della messa a disposizione illecita di un contenuto protetto sulla sua piattaforma e si astenga dal rimuoverlo o dal bloccare immediatamente l’accesso ad esso.
YouTube e Corte UE, l’antefatto
YouTube, così come Cyando, si erano ritrovate sul banco degli imputati dopo che in Germania, rispettivamente un produttore musicale, tale Frank Peterson, e la casa editrice Elsevier, avevano denunciato uno la piattaforma video e Google per il caricamento, da parte di alcuni utenti, di diversi fonogrammi di cui detiene i diritti, l’altra un’azione legale nei confronti del popolare servizio di hosting di file, dopo che gli utenti avevano caricato suoi lavori sulla piattaforma Uploaded nel 2013, senza approvazione.
A quel punto il tribunale tedesco ha richiesto il parere della Corte di Giustizia dell’Unione europea, che ha emesso una sentenza per entrambi i casi:“Allo stato attuale del diritto dell’Unione, i gestori di piattaforme online non effettuano essi stessi, in linea di principio, una comunicazione al pubblico dei contenuti protetti dal diritto d’autore che i loro utenti mettono illecitamente in rete. Tuttavia, detti gestori effettuano una comunicazione siffatta in violazione del diritto d’autore se contribuiscono, al di là della semplice messa a disposizione delle piattaforme, a dare al pubblico accesso a tali contenuti”.
Il Diritto d’Autore in UE
Il 15 aprile del 2019 il Consiglio dell’UE ha approvato in via definitiva la direttiva che riforma il Diritto d’Dutore nel mercato unico digitale (copyright). Lo scopo della direttiva era (ed è) quello di sanare la mancanza di regole che disciplinino le modalità di ripartizione dei profitti (value gap) tra titolari dei contenuti e fornitori di servizi di condivisione dei contenuti online (online content sharing service providers). I soggetti interessati dalla direttiva – oltre ai cittadini dell’UE – sono gli operatori dell’industria creativa e della stampa, i prestatori di servizi online, i ricercatori, i docenti, gli istituti di tutela del patrimonio culturale.
La nuova disciplina ha avuto un significativo impatto sui servizi di musica in streaming, le piattaforme video on demand, gli aggregatori di notizie e le piattaforme di contenuti caricati dagli utenti, che sono diventati i principali punti di accesso alle opere creative e agli articoli di stampa. Con la riforma, infatti, la responsabilità di ogni contenuto caricato sulle piattaforme online, anche riguardo la violazione dei diritti, ricade sulle aziende. I grandi fornitori di servizi via internet, da Youtube a Facebook, hanno in tal senso dovuto adottare misure per garantire il buon funzionamento degli accordi con i titolari dei diritti ed evitare la messa a disposizione illegale di contenuti, ma non sempre è stato possibile considerano l’enorme mole di materiale postato ogni giorno da milioni di utenti nel mondo.