La Cina aspira a recitare un ruolo significativo in quella che ormai è diventata una vera e propria corsa internazionale alla “conquista dello spazio”, grazie a un programma spaziale ambizioso e sulla carta in grado di fargli ottenere ottimi risultati in un settore al momento appannaggio quasi esclusivo degli Stati Uniti e dei Paesi partner. Prova ne sono i tanti progetti già attuati o quelli messi in cantiere per i prossimi mesi, come la costruzione di un’astronave grande alcuni chilometri per missioni a lungo termine, e il completamento tra il 2021 e il 2023 della Tiangong 3, una stazione modulare destinata a più missioni scientifiche.
La base lunare della Cina
Per il governo di Pechino la realizzazione di un’astronave e della Tiangong 3 fanno parte tutti di un unico e importante progetto aerospaziale strategico, che garantirebbe “l’uso futuro delle risorse del cosmo, l’esplorazione dei misteri dell’universo e la permanenza in orbita a lungo termine”. In quest’ottica la China National Space Administration (CNSA) ha recentemente svelato i suoi piani per un altro elemento chiave dell’opera, realizzata probabilmente insieme alla Russia, ovverosia una base lunare da rendere attiva già dal 2030 per le prime operazioni.
La cosiddetta International Lunar Research Station (ILRS) dovrebbe aprire le porte alla colonizzazione del satellite ed essere utilizzata come trampolino di lancio per facilitare le missioni nel sistema solare.
La prima fase del progetto prevede la prototipazione, l’esplorazione e la ricognizione di possibili locazioni adatte alla costruzione della ILRS. Successivamente verranno organizzate missioni allo scopo di realizzare infrastrutture in grado di ospitare postazioni di comando, energia e telecomunicazioni. Poi strutture scientifiche e IRSU e altre dedicate all’osservazione astronomica e terrestre. Questa fase, afferma il CNSA, comprenderà la ricerca e l’esplorazione lunare, la verifica della tecnologia e l’espansione e la manutenzione dei moduli secondo necessità.
Una comunità nelle grotte lunari?
Per la costruzione degli edifici, la Cina conta di utilizzare la regolite lunare, così da ottimizzare i costi e facilitare le operazioni edili. Il materiale roccioso che forma il suolo lunare, tra l’altro, ha la capacità di schermare le radiazioni, oltre a vantare un’ottima resistenza meccanica e una buona trasmissibilità termica. In alternativa gli scienziati cinesi stanno anche studiando la possibilità di sfruttare i tunnel di lava nel sottosuolo della Luna, 1000 volte più larghi di quelli sulla Terra, per la creazione di strutture in grado di ospitare coloni umani.
Alcune delle grotte naturali presenti sul nostro satellite sono così grandi che possono contenere l’intero centro di certe città terrestri.
Inoltre sono in grado di fornire una schermatura stabile dalla radiazione cosmica e solare, e protezione dagli impatti di micrometeoriti che spesso si verificano sulle superfici dei corpi planetari. Infine, elemento da non sottovalutare, hanno un grande potenziale nel fornire un ambiente in cui le temperature non variano tra il giorno e la notte. Una volta completata, l’International Lunar Research Station ospiterà e supporterà le missioni con equipaggio sulla luna intorno al 2036, quando la base dovrebbe essere pienamente operativa. Dopo mesi di discorsi, adesso l’operazione sembra proprio avviata.