Crisi dei semiconduttori: secondo gli Stati Uniti la situazione è disperata

La carenza di chip sta mettendo in crisi l'intera filiera produttiva tecnologica. Per gli USA la soluzione è incentivare la produzione interna.
Crisi dei semiconduttori: secondo gli Stati Uniti la situazione è disperata
La carenza di chip sta mettendo in crisi l'intera filiera produttiva tecnologica. Per gli USA la soluzione è incentivare la produzione interna.

La crisi dei chip ha colpito in modo importante tutta la filiera produttiva tecnologica. Counterpoint Research, una delle più note società globali di ricerche sui mercati tecnologici ai livelli C dell’industria mobile, ha pubblicato i dati di una sua indagine secondo la quale nel 2022 verranno spediti qualche decina di milioni di smartphone in meno rispetto alle stime precedenti, allontanando di fatto il settore dai risultati del 2019, quando erano stati inviati 1,479 miliardi di unità. Questo potrebbe tra l’altro tradursi, oltre ovviamente in un calo di approvvigionamento generale di telefonini, anche in una ulteriore carenza di prodotti in particolari Paesi, visto che i grandi marchi del settore pare stiano già definendo le “priorità” di distribuzione sul mercato per area geografica. Ma gli effetti più evidenti per i consumatori sono emersi con le schede grafiche di ultima generazione, davvero introvabili in alcuni periodi, e con le nuove console che restano con una disponibilità molto scarsa: Xbox Series X e PlayStation 5.

Crisi dei chip: gli USA puntano all’autoproduzione

Anche i risultati di un nuovo sondaggio del Dipartimento del Commercio USA sottolineano l’entità di questa crisi, al punto che il segretario al Commercio degli Stati Uniti Gina Raimondo ha dichiarato su Yahoo Finance Live che è arrivato il momento per i legislatori di approvare una legge che aiuti a porre fine a una paralizzante carenza di semiconduttori alimentata dalla pandemia che dura da più di un anno. La domanda di chip in questo periodo è aumentata del 17% rispetto al 2019, complice la necessità per molti di lavorare da casa e di dotarsi quindi di un computer dedicato. Ma l’offerta dei produttori è scarsa e le scorte nei settori chiave sono piccole, sostiene il rapporto. “Non possiamo continuare a dipendere da altri Paesi e rischiare di licenziare migliaia di lavoratori americani perché da loro la produzione di semiconduttori è ridotta” ha spiegato sempre la Raimondo: “ciò di cui abbiamo bisogno è produrre più chip in America“.

Le più grandi aziende del settore come Intel hanno più volte evidenziato come la carenza globale di chip continuerà probabilmente ancora per un paio di anni e stanno quindi aspettando che il governo degli Stati Uniti faccia la sua parte e approvi definitivamente il CHIPS for America Act da 52 miliardi di dollari.

Nel giugno 2021, il Senato ha approvato la legislazione che mira a incentivare la produzione statunitense di semiconduttori, ma il disegno di legge è ancora in discussione alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti. Ma il tempo stringe, a maggior ragione considerando che la Cina, la più importante rivale sul mercato internazionale della tecnologia, da tempo ha rastrellato e aumentato le scorte di microchip, a dispetto della carenza che il settore sta scontando a livello mondiale. Secondo un articolo del South China Morning Post, le importazioni cinesi di semiconduttori sono aumentate fino a raggiungere i massimi storici a fine 2021, quando hanno toccato la cifra record di 58,9 miliardi di unità.

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