E’ l’alba di questo 24 febbraio 2022, quando il presidente russo Vladimir Putin annuncia in diretta tv l’inizio delle operazioni militari in Ucraina. Un’azione resasi necessaria, a suo dire, dalla necessità di difendere l’indipendenza delle due repubbliche auto-dichiarate di Donetsk e Luhansk, nella regione del Donbass, ma anche i propri confini dal rischio di una NATO alle porte. Quest’ultima ha risposto di non accettare i riconoscimenti illegali da parte di Mosca, di volere operare un ulteriore dispiegamento di forze di terra, acqua e aria sul fianco sinistro dell’Alleanza. Mentre l’Europa, dal canto suo, come sempre incapace di gestire certe situazioni, ha dichiarato per bocca di Ursula von der Leyen, che inasprirà le sanzioni contro la Russia, finendo però per danneggiare anche se stessa.
Guerra, prime conseguenze: crollo delle criptovalute
Negli ultimi tempi le criptovalute hanno dimostrato anch’esse di essere sensibili alle tensioni internazionali, come quelle attuali in Ucraina, Yemen e Kazakistan. A conti fatti devono rispondere alle decisioni di politica monetaria delle banche centrali, reagiscono all’inflazione, risentono di sanzioni a questo o quel Paese. Da questo punto di vista un ulteriore deprezzamento del valore delle criptovalute si potrebbe avere nei prossimi giorni.
Soprattutto se trovassero conferma le voci secondo le quali il Governo russo è pronto ad aggirare le sanzioni europee e statunitensi sfruttando proprio la valuta digitale. In questo caso non sono da escludere tutta una serie di controlli da parte dei governi pro-Ucraina per tentare di bloccare il trasferimento di bitcoin.
Cosa alquanto complicata. E poi attenzione all’incremento degli attacchi informatici. Per la seconda volta in due mesi, un attacco ransomware ha colpito i sistemi informatici in Ucraina e in due Paesi vicini. Oltre che a danneggiare l’economia degli avversari, queste pratiche potrebbero anche consentire di recuperare scorte di denaro in modo illecito. Infine le ripercussioni sul mercato tech: l’amministrazione Biden ha minacciato la Russia di bloccare una vasta fascia di beni a bassa e alta tecnologia fabbricati negli Stati Uniti e all’estero, dall’elettronica commerciale ai computer, ai semiconduttori e alle parti di aeromobili.
Un danno importante per la Russia, che però andrebbe ad affliggere anche i fornitori stessi, privati della possibilità a causa di guerra e sanzioni, di guadagnare milioni di euro da appalti commissionati da Mosca. Che a questo punto andrebbe ad arricchire ulteriormente uno dei suoi alleati storici più potenti, ovverosia quella Cina che è già parecchio forte sul mercato hi-tech e che lo potrebbe a questo punto diventare ancora di più.