Mosca passa al contrattacco anche sul fronte sanzioni e boicottaggio. In risposta a quanto stanno facendo diversi Paesi e aziende occidentali, oggi il Cremlino ha deciso di bloccare Facebook e Twitter nel Paese, accusandoli di diffondere fake news e di censurare, di contro, tutte quelle reali che in qualche modo mettono in cattiva luce il comportamento della NATO e degli estremisti di destra ucraini, che sono stati armati negli ultimi giorni dal Governo locale per combattere, e che pare si stiano rendendo protagonisti di azioni cruente nei confronti anche dei cittadini.
La Russia in azione a 360 gradi
Con un decisionismo tipico del Governo di Putin, tramite il Roskomnadzor, ovverosia il Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa, oltre a bloccare l’accesso a numerosi media stranieri la Russia ha anche approvato una nuova legge che prevede multe e fino a 15 anni di carcere per chi diffonde notizie false sull’esercito e sul suo operato.
Il riferimento è a una serie di filmati e soprattutto fotografie che in questi ultimi giorni hanno fatto il giro del mondo che secondo il Cremlino sono stati creati ad arte per mettere in cattiva luce i soldati russi.
In una di queste immagini, ad esempio, era ritratta una donna anziana col volto insanguinato che poi si è scoperto in realtà essere una nota miliziana di destra che combatte con i miliziani del battaglione Azov. Ad ogni modo, con queste decisioni l’agenzia che controlla le comunicazioni russa stringe sui media del mondo occidentale e sui Big della tecnologia, come del resto hanno fatto loro con quelli filo-russi.
Come abbiamo spiegato più volte su queste pagine, oggi le guerre si combattono (e si vincono) dal cyberspazio e sui media. Per un esercito avere tra le propria file tecnici e hacker in grado di entrare e sabotare i computer che controllano e gestiscono dei potenziali obiettivi militari costituisce certamente un enorme vantaggio che si ripercuote poi sul campo di battaglia. Allo stesso modo poter schierare degli esperti di comunicazione. E sia Mosca che Washington, oggi, hanno probabilmente i migliori collaboratori in questi ambiti.