Altro che crisi post-pandemia o gli effetti secondari della guerra in Ucraina: il prezzo record raggiunto in questo periodo dai carburanti è causato in gran parte dalle accise esagerate che paghiamo in Italia. Supplementi spesso nati per un uso provvisorio, per sopperire alla mancanza di fondi immediati per emergenze improvvise, o per finanziare dei momenti di “crisi” dello Stato in modo rapido ed efficace, ma che in realtà si sono poi consolidate nel tempo, sommandosi ad altre aggiunte di volta in volta, fin dai dai tempi della caduta di Addis Abeba alle auto Euro6. Di fatto sono le accise a pesare tanto sui costi esorbitanti della benzina: produrla costa infatti solo 87 centesimi al litro.
Accise carburanti: cosa e quali sono e perché le paghiamo
Le accise sono una tassa che lo Stato pone sulla fabbricazione o sulla vendita di prodotti di consumo. Esempio di tributo indiretto, che a differenza dell’IVA, viene posta su un numero ristretto di categorie di prodotti e applicata non in percentuale, ma secondo quantità decise dall’Istituzione. Queste tasse non sono applicate solo sul carburante, ma su diversi beni quali sigarette, bevande alcooliche, fiammiferi, energia elettrica e oli lubrificanti. Ma quelle più “pesanti”, anche perché insensate, sono quelle sugli oli minerali e i loro derivati, ovverosia benzina, gasolio, gpl e gas metano.
Le accise sui carburanti da quando c’è la Repubblica sono ben diciotto (anche se accumulate in una voce unica dal 1995) e gravano fortemente sulle tasche degli automobilisti italiani. Pensate, “grazie” alla fantasia del fisco italiano paghiamo ancora oggi tasse per cose avvenute nel 1956 o negli anni 60′, comprese delle missioni di pace degli anni ’80…
Insomma, se non ci fosse di mezzo una situazione drammatica sotto diversi punti di vista, ci sarebbe da ridere. Di seguito, ecco la lista completa delle accise:
- finanziamento della crisi di Suez (1956) – 0,00723 euro;
- ricostruzione post disastro del Vajont (1963) – 0,00516 euro;
- ricostruzione post alluvione di Firenze (1966) – 0,00516 euro;
- ricostruzione post terremoto del Belice (1968) – 0,00516 euro;
- ricostruzione post terremoto del Friuli (1976) – 0,00511 euro;
- ricostruzione post terremoto dell’Irpinia (1980) – 0,0387 euro;
- finanziamento missione ONU in Libano (1982 – 1983) – 0,106 euro;
- finanziamento missione ONU in Bosnia (1996) – 0,0114 euro;
- rinnovo contratto autoferrotranvieri (2004) – 0,020 euro;
- acquisto autobus ecologici (2005) – 0,005 euro;
- ricostruzione post terremoto de L’Aquila (2009) – 0,0051 euro;
- finanziamento alla cultura (2011) – 0,0071;
- finanziamento crisi migratoria libica (2011) – 0,040 euro;
- ricostruzione per alluvione che ha colpito Toscana e Liguria (2011) – 0,0089 euro;
- finanziamento decreto “Salva Italia” (2011) – 0,082 euro;
- finanziamento per ricostruzione post terremoto dell’Emilia (2012) – 0,024 euro;
- finanziamento del “Bonus gestori” (2014) – 0,005 euro;
- finanziamento del “Decreto fare” (2014) – 0,0024
Tutto questo pastrocchio influisce sul 55% del costo finale della benzina e sul 51% del prezzo totale del gasolio. Di fatto, a emergenza finita, i Governi che si sono succeduti, da destra a sinistra, hanno fatto finta di niente e si sono sempre dimenticati di togliere la tassa di scopo.