I computer di domani potrebbero essere composti di elementi biologici di vario tipo: è questa infatti l’ultima frontiera nel campo della ricerca scientifica legata all’informatica, come dimostrano i risultati ottenuti da alcuni ricercatori negli Stati Uniti. Nello specifico, due team di altrettante università sono riusciti a dimostrare indipendentemente l’uno dall’altro la possibilità di creare dei transistor biologici per produrre in seguito dispositivi capaci di elaborare informazioni come vere e proprie cellule.
Nello specifico, un team di ricercatori della Stanford University, in California, ha creato quello che ha tutta l’aria di un transistor capace di controllare il flusso di un’enzima denominato RNA polimerasi all’interno di una striscia di DNA. Il dispositivo agisce in funzione di un altro enzima che funge da input, simulando il comportamento delle reti logiche che rappresentano i mattoncini fondamentali dell’elaborazione elettronica: il comportamento è dunque particolarmente simile a quello di questi ultimi, con la possibilità di abilitare o disabilitare il flusso di RNA, oppure amplificarlo per alimentare altre unità.
Contemporaneamente presso il Massachusetts Institute of Technology di Cambridge un altro team di ricercatori ha messo a punto un dispositivo decisamente simile al primo, benché non capace di svolgere alcuni compiti come l’amplificazione dei segnali in input. In entrambi i casi, tuttavia, trattasi di importanti passi in avanti verso la realizzazione di computer biologici, in grado di sfruttare le proprietà di elementi naturali per svolgere nuove funzioni.
Un esempio di applicazione potrebbe essere il rilevamento dei livelli di inquinamento dell’aria, potendo di fatto usufruire delle reazioni di alcuni elementi ad agenti tossici per comprendere con maggiore precisione le condizioni reali dell’aria. Allo stesso modo ciò potrebbe essere applicato alle analisi dell’acqua, oppure di qualsiasi altro fluido al fine di ottenere risultati più precisi ed in tempi minori.