L’assalto di Google al salotto di casa è iniziato tre anni fa con la commercializzazione del primo modello di Chromecast. Un dispositivo proposto ad un prezzo economico, dalle dimensioni decisamente compatte che permettono di nasconderlo dietro al televisore trasformandolo di fatto in una smart TV e con un numero di applicazioni compatibili in costante crescita. Un successo preannunciato, confermato anche dalle parole di Sundar Pichai.
Il CEO ne ha parlato illustrando i risultati finanziari ottenuti dalla parent company Alphabet nel secondo trimestre dell’anno in corso. È sufficiente citare una cifra per capire l’entità del successo: 30 milioni di unità vendute. Un traguardo raggiunto sommando i pezzi acquistati della prima versione, del restyling con design circolare lanciato nell’autunno scorso e della variante Audio dedicata allo streaming musicale in ambito domestico, che rende ogni altoparlante uno smart speaker. Confrontando il dato con quello diffuso nel mese di maggio, in occasione dell’evento I/O 2016 (25 milioni), emerge che in soli due mesi sono stati venduti circa 5 milioni di Chromecast.
Il dongle, nelle sue varianti, è stato il dispositivo hardware più venduto da Google nei tre mesi che vanno da aprile a giugno, dunque più degli smartphone della linea Nexus. Questo nonostante lo stop alla commercializzazione da parte di un colosso del mondo e-commerce come Amazon, che ha scelto di togliere il prodotto (e Apple TV) dal proprio catalogo, ufficialmente perché non garantisce l’accesso e la fruizione dei propri servizi. Questa la spiegazione fornita da Jeff Bezos.
Nel corso degli ultimi tre anni, Prime Video è diventato una parte importante dell’offerta Prime. È essenziale che i lettori di contenuti multimediali in streaming che vendiamo siano in grado di interagire con Prime Video così da non creare confusione nei clienti.