Quella che è stata presto ribattezzata come la “SOPA italiana” è stata seppellita da 365 voti contrari. La proposta era stata immediatamente chiamata “FAVA” dal cognome dell’onorevole proponente (on. Gianni Fava, Lega Nord) ed aveva sollevato immediatamente forti polemiche, ma un vasto impegno trasversale ha portato il parlamento a bocciare il famigerato emendamento avanzato nelle settimane scorse.
365 voti favorevoli, 57 voti contrari e 14 astensioni: la votazione ha portato alla soppressione dell’articolo della Legge Comunitaria 2011 nel quale l’on. Fava tentava di far passare una normativa secondo la quale gli hosting provider sarebbero stati considerati responsabili dei contenuti pubblicati dagli utenti se non si fossero proattivamente impegnati a rimuovere i contenuti stessi a seguito di semplice segnalazione da parte di aziende o privati. La norma prevedeva pertanto un sovvertimento forte dell’ordine attuale, in quanto l’ordine di rimozione non sarebbe arrivato dalla magistratura, ma bensì dai «titolari dei diritti violati dall’attività o dall’informazione».
Gli emendamenti soppressivi sono stati portati avanti da PDL, IDV, FLI, API, PD e UDC, a dimostrazione del vasto schieramento coalizzatosi contro il testo firmato Lega Nord. A tal proposito ha commentato Antonio Di Pietro su Facebook:
Oggi è una grande vittoria per tutti noi. Siamo riusciti a bloccare l’ennesimo tentativo di mettere il bavaglio alla Rete, uno degli ultimi spazi di libera informazione. È stata una battaglia per la democrazia che noi dell’Italia dei Valori abbiamo portato avanti e continueremo a sostenere fermamente. Alla Lega e a Fava, che aveva presentato un emendamento alla legge comunitaria, volto a censurarci e a tutti coloro che, anche in passato, hanno provato a fare lo stesso ripetiamo: giù le mani dal web, la libera informazione non si tocca.
Secondo quanto riportato da Repubblica.it, il plauso al voto è giunto altresì dalle altre parti in causa, ivi compresi PD («la tutela del diritto d’autore e la lotta alla contraffazione meritano una norma specifica compatibile con la libertà d’informazione e lontana da ogni possibilità di censurare la rete») e FLI («L’abrogazione della norma Fava ripristina una situazione di normalità sul diritto d’autore in rete e riallinea l’Italia a ciò che avviene in Europa e in occidente»).
L’on.Fava nelle ore passate aveva sbandierato però gli apprezzamenti ricevuti, sostiene sul proprio sito Web, soprattutto dagli Stati Uniti:
Tutti gli americani sono convinti della necessità di tutelare il copyright e le merci da ogni forma di concorrenza illecita. In questo senso hanno visto con grande interesse la mia posizione sul commercio elettronico, tanto è vero che ho avuto solo parole di apprezzamento rispetto alla proposta italiana. Perché, almeno in un primo momento, la posizione della Commissione Anticontraffazione era stata votata all’unanimità da tutti i partiti. La Confindustria statunitense addirittura ha affermato che il nostro testo è un atto eroico, perché l’Italia è famosa per la contraffazione e questa norma va in netta controtendenza rispetto a una propensione storica di plagio.