L’alta definizione ha avuto il merito di regalare nuova linfa vitale al 3D. In realtà la spinta principale è arrivata dal cinema, in particolare da quello che è considerato il primo e vero film 3D della nuova generazione: Avatar 3D di James Cameron. Pochi lo sanno, ma questo film ha avuto un altro merito, ossia quello di aprire le porte ai proiettori Sony 4K nei cinema di tutto il mondo. Purtroppo, a uno slancio iniziale, in cui molti studios di Hollywood hanno rilasciato numerosi titoli girati in 2D e convertiti in 3D, non è seguita una fase di consolidamento, né al cinema né all’interno dei salotti domestici. La conseguenza è che la visione stereoscopica ha perso in popolarità, e molti si stanno domandando se valga la pena investire in un pacchetto – TV e lettore Blu-ray – compatibile.
L’avvento dell’Ultra HD a 4K ha mischiato ulteriormente le carte in tavola perché, sebbene sia solo l’esordio per questa piattaforma, è destinata a soppiantare lo standard attuale Full HD. Analizzando l’odierno stato del mercato dell’intrattenimento domestico, tuttavia, sembra quasi che i principali produttori stiano prendendo le distanze dal 3D, per non attuare una strategia che non ripeta gli stessi errori con lo standard UHD 4K.
In ogni caso, uno degli aspetti collaterali dell’altissima definizione, è portare nuova linfa vitale ai contenuti tridimensionali su uno schermo TV 4K. Il mezzo è la tecnologia 3D passiva che, se per il Full HD era vista come un approccio economico seppur dal confort visivo elevatissimo e priva del fastidioso fenomeno del Crosstalk (immagini sovrapposte), qui trova piena espressione: la risoluzione extra del 4K promette di risolvere brillantemente le lacune in termini di definizione (1080p per ogni occhio), interlacciamento e artefatti. Ma questo potrebbe essere solo l’inizio. Infatti, la piattaforma Ultra HD è la base per realizzare i tanto agognati TV 3D nativi, ovvero che non richiedono occhiali.
3D attivo e passivo
È necessario fare un passo indietro per spiegare a grandi linee le tecnologie 3D: attiva a passiva. La differenza principale sta negli occhiali. Quelli attivi usano un sistema di otturatori a cristalli liquidi alimentati da batterie ricaricabili, mentre gli occhiali passivi si basano su semplici lenti polarizzate, del tutto assimilabili a quelli usati nei cinema. Un’ulteriore differenza sta nel prezzo: gli occhiali attivi sono più cari di quelli passivi.
In fatto di qualità delle immagini, non c’è un vero vincitore, dovendo sottostare entrambi a dei compromessi. La tecnologia attiva è soggetta allo sgradevole fenomeno del Crosstalk: in pratica, si osserva un’immagine fantasma sovrapposta a quella principale, peggiorando non poco l’esperienza d’uso. Ci sono TV che si comportano meglio di altri, ma in ogni caso solo il 3D passivo è a prova di Crosstalk. Però il 3D passivo offre una risoluzione più bassa: da 1.920×1.080 pixel si scende a 1.920×540 perché gli occhiali polarizzati bloccano metà delle linee per generare la visione stereoscopica. Il fenomeno è evidente quando lo spettatore è vicino allo schermo e/o quando questo ha una diagonale generosa: i dettagli sono scarsi negli oggetti vicini, inoltre è possibile percepire linee scure all’interno dell’immagine.
Come anticipato, la tecnologia 3D passiva ha innegabili vantaggi economici, con gli occhiali che sono anche facili e comodi da indossare, oltre a pesare meno e non consumare energia, al contrario della controparte attiva.
Riassumendo, sulla piattaforma Full HD, se non fosse per la risoluzione inferiore e per la presenza di artefatti digitali, il 3D passivo sarebbe di gran lunga la soluzione migliore.
3D passivo e Ultra HD
Ora che sono state acquisite le basi della tecnologia 3D, è arrivato il momento di comprendere come l’approccio passivo possa essere quello vincente nel mondo 4K. A parte le rare clip promozionali girate in 4K, l’unico modo di apprezzare la maggiore immersione nella scena è compiere il cosiddetto Upscaling dei contenuti, con buoni risultati per fonti 1080p.
La vera sorpresa arriva quando questo è compiuto su un Blu-ray 3D di qualità elevata (film girato in 3D e rilasciato con bit-rate elevato). In questo caso i pixel extra del 4K rivestono un ruolo da protagonista, capace di portare sulle ampie spalle l’intero peso dello spettacolo. È vero che si perde ancora metà della risoluzione verticale, ma poiché si parte da una base di pixel quattro volte superiore a quella del Full HD 1080p, trattasi di una perdita accettabile. Che cosa succede? Dai 3.840×2.160 pixel della visione 2D si passa ai 3.840×1.080 per occhio del 3D passivo su un 4K, risultato di gran lunga superiore ai 1.920×540 pixel di un TV Full HD.
In questo modo, si percepisce una scena – sia nei film sia nei videogiochi – di altissima qualità, senza i fastidiosi artefatti digitali e perdite di dettaglio del 3D passivo su un TV 1080p, con immagini invece pulite e ultra dettagliate. Questo non significa che il 3D passivo sarà l’unica soluzione disponibile perché notevolmente la più vantaggiosa per comodità e rapporto qualità/prezzo: semplicemente, porta con sé un miglioramento molto più importante di quello percepibile su un 3D attivo Ultra HD rispetto all’omologo Full HD. Al momento, le soluzioni passive e attive appaiono praticamente appaiate per qualità generale.